Rosy Perrone: “La pandemia Covid non lascia spazio ad incertezze”

L’avanzare della pandemia non lascia spazio ad incertezze. Le soluzioni pare invece vadano molto a rilento rispetto all’emergenza pandemica. La seconda ondata o fase 2 del Covid, ha colto impreparati Governo e regioni. Il tutto a discapito dei territori, del comparto sanitario, ancora costretto a lavorare con l’acqua alla gola, del tessuto economico e commerciale addentato dalle restrizioni degli ultimi giorni e conseguenzialmente dell’occupazione, per la cui sopravvivenza si è lavorato senza sosta a Roma fino a chiudere una buona intesa sia per il blocco dei licenziamenti sia per gli ammortizzatori comunque da riformare.  Occorrono oggi, ad ogni livello, dunque anche nella nostra metrocity: una visione di largo respiro e una prospettiva di impatto e non ‘misure tampone’: sociali, economiche, sanitarie e occupazionali. Invece il nostro territorio è purtroppo soffocato da ataviche criticità che congestionano le attività lavorative – solo per fare un esempio plastico – la difficile realtà dell’Asp metro, poche ore fa la Cisl Fp e Cisl Medici hanno proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti, in quanto è ormai insopportabile la paralisi che l’azienda subisce per l’inefficienza identificata dalla Commissione d’Indagine; ed è purtroppo evidente che il notevole arretrato, dovuto agli effetti della mancata attuazione dell’Atto Aziendale, viene pagato con lo sforzo immane di chi, eroga le prestazioni nonostante l’inferiorità numerica, nonostante l’età media avanzata e soprattutto nonostante la disorganizzazione; e grazie a questa dedizione professionale continua a garantire il funzionamento delle strutture che fanno capo all’ASP, scongiurando l’interruzione del pubblico servizio. Cosa che rappresenterebbe un dramma stante l’aumento dei casi di positività al covid-19.  Bene ha fatto il Comune ad istituire una task force Covid-19 nella quale il dott. Rubens Curia darà certamente un contributo qualificato.

La chiusura delle scuole superiori, non ha influito sull’abbassamento, o quantomeno sull’ammorbidimento della curva contagi. La chiusura di palestre, piscine, negozi artigiani e p.iva, ristoratori e  proprietari di bar che, dopo aver investito risorse importanti per ottemperare ai protocolli di sicurezza e mettere a norma le proprie attività, sono stati costretti ad abbassare le serrande i primi, e a limitare gran parte del loro lavoro gli altri crea incertezza e difficoltà  in quanto tutto ciò ad oggi pare non sia servito ad abbassare i dati del contagio ma forse è ancora prematuro fare una stima sugli effetti dell’ ultimo Dpcm. Esprimendo la massima solidarietà a quanti ieri  hanno deciso, con compostezza e dignità, di scendere in piazza a Reggio Calabria per esprimere il loro dissenso, e sapendo che la salvaguardia della salute è il bene primario, rivolgo un appello: la metrocity ha tante sfide davanti rispetto le quali chiediamo un confronto costante – così come il Sindaco Falcomatà aveva auspicato in campagna elettorale – per dare un contributo fattivo a trovare soluzioni concrete ad un mondo che è improvvisamente cambiato. Non è questo il tempo delle polemiche, dunque come Cisl metro proponiamo, partendo dalla concertazione metropolitana, una cabina di regia tra Regione, Metrocity e Parti Sociali per intervenire con proposte di sistema organiche per far fronte all’ emergenza. Ai vertici dell’amministrazione regionale dico:

Si indicano le elezioni al più presto, perché temi di straordinaria amministrazione hanno bisogno di un Governo votato e solido dunque legittimato dalle urne e che operi nella completezza delle proprie funzioni. L’ordinaria amministrazione non può bastare per far fronte ad emergenze come il covid o come il decreto Ristori o come la normalizzazione del sistema sanitario, o come la questione Rifiuti, o come, le deleghe, funzioni alla Metrocity o la gestione delle risorse del Recovery Fund, solo per fare alcuni esempi.

Oggi è il tempo di un cammino comune attraverso il quale ognuno con le proprie competenze e specificità, potrà dare una mano ad affrontare questo passaggio buio (economico, occupazionale, sanitario e soprattutto sociale) per le nostre comunità e per i nostri territori, niente bandiere ma un solo obiettivo sotto una unica egida: il bene comune.

Annamaria Furlan su ‘La Stampa’: “Preoccupano le tensioni sociali. Adesso sostegno ai più colpiti”

Domani vedremo il presidente del Consiglio ed io conto moltissimo sulla capacità che Conte ha dimostrato nel tenere insieme le esigenze del mondo del lavoro: sono urgenti le nuove 18 settimane di cassa integrazione straordinaria ed il blocco dei licenziamenti. Sarebbe disastroso se oltre alla paura di ammalarsi ci fosse anche il timore di essere licenziati.

Le scelte che il governo ha fatto nel DPCM comportano nuovi sacrifici, perciò ben vengano tutte le azioni di sostegno in modo particolare per le categorie dello spettacolo, del mondo della cultura, della ristorazione. Abbiamo davanti momenti molto complicati, noi chiediamo provvedimenti a sostegno delle imprese e dei lavoratori.

C’è tanta preoccupazione tra le persone, è per questo che abbiamo chiesto al premier Conte di definire insieme una strategia di intervento per affrontare la pandemia, per ragionare sulle misure da mettere in campo per i lavoratori Ha ragione il nostro presidente Mattarella: occorre unità, concordia nazionale, coesione. Se ne esce se tutti remiamo nella stessa direzione, governo, Regioni, parti sociali.

Consiglio generale Cisl, Rosy Perrone: “Fase ‘Covid-2’, indispensabile pensare e agire rimodellando i primi bisogni dei territori e delle loro comunità”

Una relazione forte e risoluta quella di Rosy Perrone, Segretaria generale UST Cisl, che ha focalizzato il suo intervento, durante il Consiglio generale svoltosi in digital meeting, sulle questioni portanti riguardanti la fase post Covid. Anzi, la Segretaria Perrone l’ha definita fase ‘Covid-2’. Alla presenza della Segretaria confederale Daniela Fumarola, a cui sono spettate le conclusioni e del Segretario generale regionale Tonino Russo che ha moderato i lavori, cadenzati dagli interventi dei segretari generali di categoria della Cisl Reggio Calabria, Enzo Sera, Annunziata Ascanelli, Romolo Piscioneri, Pasquale Loiacono, Pino Rubino, Luciana Giordano, Salvatore cantarella, Nausica Sbarra e Giuseppe Moio.

Dopo un breve tributo alla Presidente della Regione Calabria, Jole Santelli; Rosy Perrone ha aggredito le questioni scottanti di un territorio in piena emergenza, sanitaria, sociale ed economica.

“Il contesto dentro il quale siamo finiti, senza una capacità di sviluppare una visione di futuro, rischia di fare danni irreversibili. Purtroppo il vuoto amministrativo regionale senza un indirizzo politico solido, sui temi importanti come sanità, rifiuti e deleghe per la Metrocity potrebbe creare un’impasse che non possiamo permetterci. Unico spiraglio per far fronte alle criticità nel breve periodo, è l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund. Una qualificata gestione della spesa potrebbe realmente far ripartire il Sud e dunque territori complessi come quello dell’area metropolitana”.

Tanti dunque i temi affrontati durante il corso della relazione, che dovranno caratterizzare l’agenda della nuova stagione congressuale, dalla quale nascerà la classe dirigente della Cisl di domani: sono stati approfonditi grandi capitoli, partendo dai punti di forza come l’industria 4.0 e il polo tecnologico e innovativo di Hitachi, ai punti di criticità come la Sanità, il sistema di accoglienza non all’altezza della sfida dell’integrazione diffusa – modello da sempre perseguito da Cisl – e poi, No Tax Area, infrastrutture e opere pubbliche. Zes e Porto di Gioia Tauro, per finire all’area integrata dello Stretto. Lavoro da sud, Agricoltura e sviluppo sostenibile. Piano per il Sud e alta velocità, senza tralasciare un passaggio fondamentale su welfare e servizi essenziali. Insomma un intervento condiviso a 360 gradi dal gruppo dirigente, che ha ribadito la centralità del sistema di impermeabilizzazione di legalità al quale ha fatto riferimento Rosy Perrone.

“Risorse europee e nazionali con una governance capace di gestire progettualità e qualità della spesa per rilanciare il nostro territorio, il nostro indotto, la nostra socialità e soprattutto il dato occupazionale. Saper contenere le paure relative ad una pandemia che non lascia spazi di incontro e di rilancio economico, dovrà rappresentare la nuova chiave di lettura di chi avrà la responsabilità delle scelte. Pensare ai lavoratori, ai precari, ai tirocinanti, e a chi ha perso il lavoro, per non lasciarli soli in balia dell’incertezza e di una mancanza di prospettiva”.

Daniela Fumarola, Segretaria nazionale ho concluso apprezzando e sposando le linee guida della relazione di Rosy Perrone: “Come non iniziare dalla questione sanità e dalla Pandemia Covid. Bene ha fatto Rosy Perrone a definirla fase 2, e con la quale dobbiamo fare i conti. Occorre prendere le misure ad una situazione dal punto di vista del lavoro drammatico. Un contesto storico frammentato e soprattutto che mette in crisi la stabilità e la sacralità del lavoro. Il nord forte e resiliente, si è scoperto con una sanità fragile, come tutti i territori in difficoltà di offerta sanitaria. Ha dovuto fare i conti con criticità e sofferenze economiche. Il Sud a maggior ragione, ha pagato il prezzo più alto. Per questo come Cisl, abbiamo chiesto che assolutamente ammortizzatori e divieti di licenziamenti devono essere garantiti in questa fase drammatica. Lo abbiamo ribadito con Anna Maria Furlan e Luigi Sbarra al tavolo nazionale con il Governo. Le categorie più colpite, giovani e soprattutto donne, non hanno bisogno di slogan, ma di fatti. Penso sia inderogabile, superare il decreto di dignità, per puntare fermamente sul lavoro, stabile e che non presupponga assistenzialismo. Io sono qui per parlare di sud come punto di forza e senza il quale il Paese non riparte. Il nostro sforzo sarà quello di sollecitare istituzioni ed enti locali, ad accompagnare e qualificare i giovani, i precari e coloro i quali sono usciti dal mondo del lavoro, con l’unico obiettivo di migliorare la loro ‘cassetta degli attrezzi’. Quindi un impegno per supportare, attraverso strumenti solidi chi ha oggettive difficoltà, in un percorso di ricollocazione con maggiori competenze e soprattutto con maggiori possibilità di accesso nel mondo del lavoro”.

Il Consiglio Generale della CISL Reggio Calabria

Con la relazione introduttiva della Segreteria Generale Rosy Perrone è iniziato, in video conferenza, il Consiglio Generale della CISL Reggio Calabria. Affrontati temi di attualità politica-sindacale, fase emergenziale, rilancio e protagonismo del territorio .
Con Russo della CISL Calabria e chiude i lavori la Segretaria Confederale Daniela Fumarola.

Rilancio del territorio anche attraverso l’agricoltura e turismo, un beneficio per tutti. Serve un interlocutore responsabile, e capace, che sappia rappresentare al meglio l’unicità e la diversità del territorio.

Precariato: vertenza che si combatte da anni, evidenziando il disagio di tanti lavoratori che vivono nell’incertezza futura. Adesso le istituzioni devono dare delle risposte concrete per il futuro del territorio e dei tanti lavoratori.

Per fronteggiare la pandemia occorre maggiore progettualità. Bisogna attingere ai fondi del Mes per far ripartire l’Italia.

Il RecoveryPlan rischia di essere inconcludente se le risorse non vengono usate su progetti concreti e condivise ai vari livelli, mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. Bisogna investire in tutti i settori, perché è da qui che passa il futuro del nostro Paese.

Annamaria Furlan sul “Corriere della Sera”: “Un patto sociale per ripartire dal Sud”

Nord e Sud devono avere la giusta attenzione da parte del Governo, sapendo che il Paese può uscire da questa grave crisi causata dalla pandemia solo se riparte tutto insieme.

Il Mezzogiorno può diventare una intera “zona economica speciale”. Per questo serve un impegno da parte dello Stato sulle infrastrutture, creare lavoro per giovani e donne, investire sulla digitalizzazione e sulla banda larga, riqualificare servizi sociali, sanità e P.A., costruire nuove scuole, mettere in sicurezza il territorio, completare le autostrade ferme da anni, far partire i progetti per alta velocità, porti, aeroporti, energia pulita. Così si realizza l’inclusione delle persone. Non bastano i sussidi per creare sviluppo.

Anche i grandi soggetti collettivi devono dare il proprio contributo, con una contrattazione nazionale, aziendale e territoriale fondata sulla partecipazione dei lavoratori. Doppiamo ripartire dal Sud per far crescere tutto il Paese: questo è l’obiettivo del sindacato, rimettendo al centro il lavoro e la persona.

Rosy Perrone: “Smart working ed il coraggio di investire su ‘lavoro da sud’ per il Sud”

Da Milano a Reggio Calabria, sola andata! Come effetto secondario del Covid-19. La sede di lavoro resta al nord ma col lavoro oggi da remoto domani smart working, si può, più o meno tranquillamente, tornare nei paesi d’origine, spesso al sud, dove tanto per iniziare il costo della vita è decisamente minore rispetto alle grandi città del nord. Magari puntando ad una defiscalizzazione per chi sceglie questa via oppure ad un incentivo ‘ad personam’ contrattato.

Una proposta di regolamentazione del lavoro agile, che rivoluzioni l’idea del ‘lavoro da remoto’ e dia il via allo smart working, inteso come effettiva possibilità di scegliere di vivere dove si desidera, lavorando da casa e con il supporto di una contrattualizzazione definita.

La legge infatti tutela il lavoratore anche per quanto riguarda casi di infortunio sul lavoro, piuttosto che il diritto al riposo e alla disconnessione e come obiettivo il mantenimento ed il miglioramento del clima aziendale in cui si opera, finalizzato alla valorizzazione dignitosa dell’essere umano. Tutto questo anche in smart working può essere coniugato con la maggiore e più partecipata produttività. Questi solo alcuni esempi di smart working contrattualizzato che così inteso potrebbe essere una chiave di volta anche per il ripopolamento delle nostre zone basato anche su una scelta di vita eco-socio familiare, dunque con ricadute positive su ambiente, economia e socialità.

Occorre il coraggio di pensare ed importare il modello della Silicon Valley californiana, fucina di innovazione e di grandi marchi mondiali dell’impresa digitale, proprio per la prossimità fisica che caratterizza aziende e lavoratori, e che al contempo, vanta milioni di lavoratori sparsi per il pianeta. Tutto questo senza mai sottovalutare l’aspetto sociale dell’attività lavorativa: per noi, baluardo di crescita personale e professionale. Il lavoro a distanza deve essere concepito senza sacrificare la relazionalità aziendale, verticale con azienda ed orizzontale, con i colleghi.  Il rischio isolamento sarebbe una controindicazione dello smart working inaccettabile, e avrebbe inevitabilmente dei contraccolpi in termini di prospettive di carriera e livelli produttivi.  Occorre coraggio e un intervento organico di Stato e regioni affinché i lavoratori fuori sede possano avere la possibilità di lavorare, ‘agilmente’ in smart working.

C’è già chi lo definisce smart working estremo: il ‘south working’. Sul piano tecnologico quella del lavoro a distanza è una soluzione praticabile senza particolari problemi, spezzando di fatto alcune delle resistenze che le gerarchie aziendali mostrano sempre di fronte alle novità.

Ovvio è, che finora, produzione e consumo hanno avuto nel nostro Paese una sede unica, ma oggi globalizzazione e Covid impongono cambiamenti e scelte politiche di sistema: superare la questione meridionale attraverso una vera e propria ‘PAX POLITICA, per lo sviluppo armonico dell’intero Paese. È una realtà, questa del futuro ‘south working’, che sta prendendo forma e produce un nuovo fenomeno migratorio alla rovescia, dunque va analizzato, a tratti agevolato, reso organico e regolato. Contemporaneamente in rete va creata una realtà di servizi  alle famiglie: penso agli asili nido, ai centri diurni per diversamente abili, alle strutture socio-sanitarie e ludiche per anziani; penso ad una mobilità sostenibile; ma penso anche che affinché lo smart working possa essere libero e produttivo anche da sud, oggi si deve  lavorare  ad una proposta innovativa che possa caratterizzarsi come uno strumento importante per accorciare il gap di sviluppo tra nord e sud. La sfida è nella riorganizzazione del lavoro pensando ad un a nuova comunità. La presenza di ‘nuovi’ cittadini, professionisti e non, potrebbe caratterizzarsi come motore di sviluppo anche delle aree interne.

Per la metrocity pensiamo ad una proposta d’impatto trasversale che, sfruttando la ‘fiscalità di vantaggio’ per il Sud, varata in questi giorni dal Governo, potrà essere attraverso la contrattazione decentrata, territoriale e di secondo livello, un pezzo importante per costruire un piano per il lavoro legato ad investimenti produttivi. Ma per arrivare a questo si deve necessariamente lavorare a costruire un progetto che abbia visione di sviluppo armonico, partendo dalla istituzione di una governance dei fondi (dal Recovery fund, al Mes ai fondi europei diretti e non, al Pon Metro, ai Patti per il Sud, alle risorse ordinarie che lo Stato nelle sue espressioni ai vari livelli deve investire nel sistema sviluppo. Dunque è necessario se non indispensabile, attivare una poderosa capacità di investimento in attività produttive, in grado di generare buona occupazione. Questa potrebbe essere una strategia percorribile per accorciare, attraverso il ‘south working’ e attraverso l’efficientamento della spesa pubblica, il gap tra nord e resto d’Italia.

Occorre, già da subito, occuparsi di un’idea diffusa di smart working per rigenerare economicamente e produttivamente il Sud del Paese e soprattutto i luoghi periferici di un Paese frammentato a due velocità ufficiali ma con tante ‘sotto-velocità’, soprattutto nell’estremo sud. In questi anni di crisi inanellate una dentro l’altra, il sud ha subito una metamorfosi economica non omogena, che ha reso sempre più centrale lo sforzo sindacale nella contrattazione territoriale di secondo livello. Un impegno costante e mai affievolito che sarà profuso anche in questa nuova sfida del ‘south working’! Il percorso è arduo ma siamo pronti a dare il nostro contributo di proposte.

Tirocinanti enti pubblici, la Cisl è in campo!

Alla presenza di Rosy Perrone Segretario generale Cisl Reggio Calabria, Michele Brilli e Cristian De Masi, componenti della segreteria; Enzo Sera Segretario generale Cisl Fp Reggio Calabria, Carlo Barletta Segretario generale Felsa Cisl Calabria e Enzo Musolino Segretario organizzativo Cisl Calabria, si sono svolte le assemblee per discutere i temi di stringente attualità che riguardano il bacino dei tirocinanti dei comuni. Giovedì 8, venerdì 9 e martedì 13 ottobre, rispettivamente nelle sedi della Cisl a Reggio Calabria e Gioia Tauro, mentre a Locri nella sede del Consiglio comunale, si sono affrontate le questioni più calde dei lavoratori tirocinanti.

Rosy Perrone nel corso dei suoi interventi ha garantito il pieno sostegno della Cisl Metropolitana: “Quello che mettiamo in campo è uno sforzo totale di tutta l’organizzazione, perché sappiamo che occorre un impegno forte per fare il possibile per starvi vicino e stare vicino alle vostre istanze. Noi ci siamo e cercheremo di arrivare il prima possibile ad una fattiva risoluzione. Senza voli pindarici, con serietà e disponibilità metteremo al vostro servizio le competenze della Cisl”.

Maria Arcadi, tirocinante, è intervenuta sottolineando la situazione di difficoltà: “Obiettivo finale: lavoro vero. La situazione non è facile ma non impossibile; il nostro ‘status’ non ha supporto di nessuna legge, ma dobbiamo avere la forza di ottenere uno status sociale definito, grazie all’aiuto di un’organizzazione forte e solida come la Cisl. Ma avremo bisogno anche di una forza politica, che dovrà dar seguito al nostro grido. Perché dobbiamo superare l’annoso problema del precariato”.

Carlo Barletta Segretario generale Felsa Cisl Calabria: “Sulle tematiche del precariato Rosy Perrone e la segreteria di Reggio Calabria, hanno sempre combattuto con il coltello tra i denti. Un pezzo di società calabrese si trova a combattere con una vertenza che evidenzia il grave disagio di lavoratori che vivono il limbo dell’incertezza. Tutto deve essere costruito in modo tale che l’iter sia ‘certo, sicuro ed esigibile’. Le politiche attive del lavoro sono in capo alla Regione Calabria, anche al netto dell’intervento del Governo, e quindi occorre subito un confronto diretto tra interessati, parti private e erogatori dei tirocini. Ma la Regione con il suo assessore di riferimento deve fare la sua parte con credibilità e chiarezza. Il tempo della campagna elettorale è finito, adesso aspettiamo i fatti”.

Enzo Sera Segretario generale Fp Cisl Reggio Calabria: “Bisogna far riconoscere il tirocinio formativi con forme di contratti di lavoro al fine di maturare requisiti previsti dalla norma per poi incalzare le amministrazioni affinché si rivedano i fabbisogni del personale.”

Enzo Musolino Segretario organizzativo Cisl Calabria: “Il nostro non è un mestiere facile, ascoltare il grido di dolore di padri e madri di famiglia ci pone delle responsabilità importanti. Noi come Cisl ci mettiamo la faccia, perché sappiamo che il percorso da attivare è faticoso, ma non ci tireremo indietro. Ci sono tanti approcci da valutare su questioni scottanti come quella dei tirocinanti, pertanto dico: ci vuole serietà e credibilità, per dire che occorre pazienza ed un iter che possa portare all’obiettivo finale: il lavoro. Quindi un cammino comune che possa raccogliere le istanze di tutti e un dialogo con le istituzioni franco e diretto, per cercare di porre fine ad anni di instabilità. Stiamo lavorando ad un progetto unitario per risolvere le criticità di un bacino che necessità di trovare una soluzione, proprio per evitare che le pubbliche amministrazioni continuino a sfruttare il lavoro e i sacrifici dei lavoratori tirocinanti”.