In attesa del progetto esecutivo, il tavolo ponte, Incontra l’avvocato Parrella, interfaccia della società committente per l’avvio delle procedure di scelte e forniture. Dialogano sui tempi e sul modo di coinvolgimento delle imprese e dei lavoratori del territorio, proprio per mettere in risalto le vere ricadute positive per le comunità, costrette al disagio. Ci candidiamo ad un protagonismo attivo, per la realizzazione di una grande opera, che prima di essere di interesse europeo deve diventarlo per il territorio e del territorio. Occorre riflettere su come coinvolgere e formare i lavoratori di prossimità disponibili, come seguire le regole di aggiudicazione di alcuni lavori, mediante i requisiti di legge per appalti e subappalti, facendo ricorso e senza mai discostarsi da un necessario protocollo di legalità, come coinvolgere i piccoli borghi e i comuni vicini, compreso l’entroterra, per dare ospitalità e ristoro ai tanti lavoratori, in alternativa al costruendo “campo base” o comunque, tentare di ridurlo all’essenziale, Come organizzare tutti i servizi propedeutici alle necessità di tutte le persone coinvolte nella costruzione del ponte. I prossimi incontri avverranno su proposte condivise e scritte giusto per avere un confronto che stringa sui punti essenziali per il buon coinvolgimento delle imprese, del sindacato, dei lavoratori e delle lavoratrici, delle istituzioni locali e delle comunità.

 

È con il contributo di Pino Rubino, sanità funzione pubblica e Giovanni Calogero, Cisl medici, che partecipiamo all’iniziativa di Polistena a sostegno di una sanità pubblica, qualificata e attenta alle esigenze del territorio. Sostengono l’idea che c’è da costruire il futuro di una sanità inadeguata, utilizzando METODO, CORAGGIO, TRASPARENZA e soprattutto DETERMINAZIONE, affinché si concretizzino interventi mirati e prioritari, funzionali alle immediate esigenze del territorio. Oggi, non esiste un’organizzazione capace di fare funzionare in modo adeguato l’ASP. Manca personale medico, infermieristico, tecnico e di supporto amministrativo e non si procede con i concorsi fermi, con domande già fatte. Si stanno affidando gli obiettivi a professionisti senza contratto e con i pochi dipendenti che attendono arretrati contrattuali dal 2010, nonostante dentro gli ospedali si lavora per il recupero dei tempi sulle liste d’attesa, oltre l’orario ordinario di lavoro. Inoltre, l’ospedale deve garantire l’assistenza territoriale che non esiste. Sono queste, alcune, delle cose ordinarie che non si fanno a danno della gente, che per curarsi deve spostarsi fuori regione. Si tratta di riorganizzare una sanità che non trascuri i reali bisogni degli ammalati, con una visione innovativa, capace di coinvolgere le giuste professionalità, la nuova costruzione o adeguamento delle strutture ospedalieri esistenti, la moderna dotazione tecnologica e di ingegneria medica e robotica, il più vicino possibile al territorio, senza che vi siano soppressione di servizi o chiusura di strutture pubbliche già esistenti.

Messaggio letto in occasione della cerimonia sul 25 aprile 2024, sottoscritto da 31 associazioni, ricordando che la libertà è come l’aria e tutti dobbiamo coralmente impegnarci per non farcela mancare. Davvero, vivo in tempi bui!La parola innocente è stolta. Una fronte distesa vuol dire insensibilità. Chi ride, la notizia atroce non l’ha saputa ancora.Quali tempi sono questi, quandodiscorrere d’alberi è quasi un delitto,perché su troppe stragi comporta silenzio! Prendiamo spunto, per questo nostro intervento, da un testo scritto da Bertolt Brecht nel 1939, anno che segnò l’inizio di un’ulteriore avventura umana ‘senza ritorno’. Flavio Lotti, presidente della Fondazione Perugia Assisi per la cultura della Pace ha scritto, una settimana fa sul Manifesto, di avere l’impressione che “molti non abbiano ancora capito cosa stia realmente succedendo, quanto grande sia il pericolo, quanto estese siano le minacce che ormai incombono direttamente anche su di noi.” E continua, quasi prolungando il grido di Brecht, affermando che “viviamo giorni straordinariamente violenti e pericolosi, l’orizzonte è sempre più spaventoso” e invita tutti, partendo da questa data-simbolo del 25 Aprile, a uscire dalla nostra indifferenza, perché “non stiamo facendo abbastanza”Il 25 Aprile di 79 anni fa cominciò la ritirata degli oppressori nazifascisti da Milano e Torino; su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile dell’anno seguente, il Re Umberto II emanò un decreto che dichiarava il 25 Aprile, festa nazionale “a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano”.La bellezza e la forza per le giovani generazioni di questa ricorrenza è racchiusa nell’esortazione che Piero Calamandrei rivolge agli studenti milanesi per il decennale della festa della Liberazione: “La Costituzione non è una macchina che, una volta messa in moto, va avanti da sé … La Costituzione perché si muova, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica …”E per non essere indifferenti anche oggi diciamo, in modo deciso che occorre ri-prendere in mano la nostra Storia “con tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie.”L’art. 11 della Costituzione dice che “l’Italia RIPUDIA LA GUERRA come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”.Calamandrei ricorda agli studenti e a tutti noi che, dietro ogni articolo della nostra Costituzione, ci sono giovani “caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, o morti per congelamento in Russia, o morti in Africa, o per le strade di Milano, di Firenze, o che hanno dato la vita, perché libertà e giustizia potessero essere scritte su questa carta”Noi, coordinamento contro tutte le guerre della Città metropolitana, abbiamo iniziato ad essere operativi all’indomani dell’attacco di Hamas contro lo stato di Israele del 7 ottobre ‘23. Ma subito, attraverso un documento sottoscritto da 31 associazioni, movimenti, sindacati e Chiese, abbiamo chiarito con fermezza che siamo ‘equivicini’ (come ama dire papa Francesco) a tutti i popoli in conflitto, perché a noi sta a cuore che venga eliminata la guerra come strumento di risoluzione delle controversie dell’umanità; siamo assolutamente contro chi vuole porre fine ai conflitti, appoggiando uno dei due contendenti, fornendo armi (sia anche per motivi di difesa) e mostrandosi favorevoli per interessi economici o trattati segreti dettati unicamente dalla sete del dominio di un popolo su un altro.Oggi, 25 aprile 2024, vogliamo dare senso e seguito alle parole di Piero Calamandrei che devono restare scolpite come su pietra, che non è, però, la materia con cui è fatto il nostro cuore: il nostro cuore è fatto per relazionarsi con tutte le donne, con tutti gli uomini, senza distinzioni, senza pregiudizi, senza preferenze, perché è un cuore che palpita per un mondo giusto e pacifico.Il nostro cuore, oggi, 25 aprile 2024, è in cerca del cuore degli altri per proporre non solo una società che ripudi ogni guerra, ma abbia come progetto una terra dove ognuno possa sentirsi a casa sua, vivendo la fratellanza e la concordia.Noi che abbiamo aderito a questo coordinamento, facciamo memoria della Liberazione dagli oppressori chiedendo a tutti, sull’esempio di Aldo Capitini nel 1961, di riunirsi come COSTRUTTORI DI PACE per opporci in modo deciso, alzando la voce se occorre, a tutti coloro che credono che il futuro dell’uomo debba sottostare a meccanismi di controllo antidemocratico e totalitario.In più, sottolineiamo che non basta dire NO a ogni tipo di guerra, ma occorre proporsi come mediatori e artigiani di pace in ogni momento, in ogni luogo, in ogni situazione che la vita ci presenti, se abbiamo a cuore che la terra fiorisca veramente. Il coordinamento della Città metropolitana contro tutte le guerre

Un applauso per chi non c’è più. Per le vittime sul lavoro. La sicurezza sui luoghi di lavoro, per noi della Cisl, è una priorità. In questa giornata, in questo luogo, insieme al segretario generale Luigi Sbarra, i delegati e tanti lavoratori di tutta Italia gridano “Fermiamo la scia di sangue”. In migliaia per dire che gli investimenti sulla sicurezza sono di responsabilità, civiltà, futuro e speranza di non dover continuare la conta odiosa di oltre tre morti al giorno sui luoghi di lavoro. Di lavoro si deve vivere e non morire. Formazione, rigida applicazione delle regole, prudenza e attenzione massima sono un buon antidoto contro queste tragedie. La vita è tutto, non possiamo sciuparla nè per nostre responsabilità né per responsabilità altrui. Sicchè, Invochiamo un lavoro di qualità, sicuro, dignitoso per tutti.

Nella piazza Calvario di Cittanova, si festeggia la fine del Ramadan. È il Centro Culturale Islamico di Cittanova che organizza, con l’apertura alla popolazione locale, la cena che diventa una festa. Abbracci, dialogo e strette di mano, sono il messaggio di speranza e integrazione. Quella vera, pratica, utile a costruire un futuro migliore, fatto di fratellanza, accoglienza, armonia e dignità. Apriamo una nuova via, diamogli senso, e forse molte cose in ombra, finiscono per spalancare, finalmente, le porte alla luce.