Luigi Sbarra al “Corriere della Sera”: “Da noi un giudizio positivo, ora un patto sociale su Fisco e pensioni”

Diamo un giudizio positivo sul decreto semplificazioni. È importante lo stralcio delle norme sul massimo ribasso, come avevamo chiesto. E apprezziamo il potenziamento delle tutele sui subappalti: l’uguale trattamento economico e normativo dei lavoratori e la responsabilità in solido delle aziende che subappaltano e la riduzione delle stazioni appaltanti.

Sul blocco dei licenziamenti la mediazione del presidente Draghi è debole e insufficiente frutto della mancata concertazione. Chiediamo quindi al governo di ritornare sui propri passi e la proroga almeno fino a fine di ottobre. Vogliamo incontrare i gruppi parlamentari per cercare di modificare le norme durante l’iter nelle Camere e ci rivolgiamo al governo perché si apra un confronto sui temi che un anno fa avevano reso indispensabile il blocco dei licenziamenti e che ancora non sono stati risolti: la riforma degli ammortizzatori, delle politiche attive del lavoro, della formazione.

Alle associazioni imprenditoriali proponiamo un tavolo di confronto per arrivare ad un accordo quadro nazionale che serva ad orientare le imprese ad utilizzare tutti gli strumenti, dagli ammortizzatori ai contratti di solidarietà, agli scivoli verso la pensione, per evitare esuberi e licenziamenti.

Luigi Sbarra a “La Stampa”: “Rischiamo lo tsunami, ma non è il momento per lo sciopero generale”

Il confronto di ieri con il Governo è stato importante, positivo, la riunione è andata bene, sul decreto semplificazioni acquisiamo un primo risultato: non fare entrare nel decreto le gare al massimo ribasso che per noi rappresentava una grossa preoccupazione visto che si rischiava di ledere i principi di sicurezza, legalità, tutela e qualità del lavoro.

Sul blocco dei licenziamenti invece il testo approvato nel Consiglio dei ministri è un pasticcio frutto della mancanza di dialogo. Ha bisogno di profondi miglioramenti. Serve spostare al 31 ottobre la fine del blocco per tutti, riformare gli ammortizzatori sociali, avviare le politiche attive, finanziare un piano per la formazione, allungare la durata della Naspi, investire sui contratti di solidarietà. L’obiettivo deve essere zero licenziamenti.

Non servono tensioni, bisogna eliminare contrapposizioni. Invito da estendere anche a Confindustria. Io vorrei chiedere a tutte le associazioni datoriali di rendersi disponibili per attivare un tavolo di confronto per condividere e negoziare un accordo quadro nazionale che orienti tutte le imprese ad impegnarsi per scongiurare esuberi e licenziamenti.

Reggio Calabria, i sindacati annunciano la mobilitazione unitaria per la sicurezza sui luoghi di lavoro

REGGIO CALABRIA In seguito alle iniziative promosse da Cgil, Cisl e Uil Confederali, scaturite dall’ assemblea dei Segretari Generali sul tema della sicurezza sul lavoro, mercoledì 26 Maggio presso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Reggio Calabria alle ore 10.00, si svolgerà la manifestazione “Fermiamo la strage sui luoghi di lavoro.
Una mobilitazione che si svolgerà nel rispetto delle normative vigenti anti Covid, per ribadire la centralità della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, e di quanto sia imprescindibile uno sforzo di investimenti che vada in questa direzione. Un patto dunque, per la sicurezza sul lavoro e per la qualità del lavoro. Scelta la sede dei Vigili del fuoco proprio perché simbolo di una realtà impegnata e attenta alla formazione del corpo e dei lavoratori, e soprattutto con l’esposizione delle gigantografie dei tre poveri Vigili del Fuoco uccisi dall’esplosione di una cascina ad Alessandria, si vuole dare lustro alla memoria di servitori dello Stato morti in servizio. La sicurezza sul lavoro è un principio di civiltà irrinunciabile, uno dei valori centrali della qualità del vivere comune, la cui condizione di rispetto regolamentare assume oggi, più che mai, una grande questione sociale di cui tutti si devono fare carico: le istituzioni, i privati, le forze economiche e sociali.

Luigi Sbarra su “Il Mattino”: “Investire, non licenziare o sarà una bomba sociale”

Il pacchetto lavoro contenuto nel decreto sostegni contiene sicuramente misure necessarie, come il rafforzamento dei contratti di espansione e solidarietà, il rifinanziamento del reddito di emergenza e gli incentivi per far rientrare in azienda i lavoratori cassintegrati. Ma il blocco dei licenziamenti va prolungato per tutti almeno fino alla fine di ottobre.

Sulla quota dell’imposta di successione penso che Enrico Letta abbia posto un tema giusto che è quello di sostenere con provvedimenti ed investimenti straordinari il lavoro, la formazione, l’occupabilità dei giovani, soprattutto nel Sud. Ma abbiamo bisogno di una riforma complessiva del fisco che deve puntare a far pagare meno i lavoratori ed i pensionati che oggi sono gli unici che pagano fino all’ultimo euro e che contribuiscono all’85% delle entrare dell’erario.

Chiedo alla politica perché non ragionare sulla possibilità di aumentare il prelievo sulle grandi realtà multinazionali della logistica e dell’economia digitale che in questa crisi hanno fatto affari d’oro pagando poco o nulla alla collettività. Aspettiamo il tavolo di confronto con il Governo anche su questo tema così come quello sulla riforma delle pensioni.

Luigi Sbarra su “Il Messaggero”: “Serve un patto per tutelare i posti di lavoro”

Non c’è lavoro dignitoso senza sicurezza e tutela della vita umana. Lo diremo oggi con grande forza nelle assemblee che faremo unitariamente in tanti luoghi di lavoro. Non è un caso che il sindacato abbia scelto questa giornata simbolica in cui ricordiamo, a distanza di cinquantuno anni, il varo dello Statuto dei lavoratori, una delle conquiste più significative del movimento sindacale.

La sicurezza è un investimento e non un costo. Dobbiamo rendere stabili i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro. Dare piena attuazione al Testo Unico del 2008, avviare una campagna di sensibilizzazione ad ogni livello, cominciando dalle scuole. Vanno migliorate le sinergie tra le istituzioni coinvolte nella “filiera” della sicurezza, superando inefficienze inconcepibili nel coordinamento tra Governo, Regioni, Enti locali, ma anche tra organi di vigilanza territoriali. Bisogna bloccare la deregulation sugli appalti ed adottare piuttosto la “Patente a Punti” per tutte le aziende, con meccanismi premiali e sanzionatori che coinvolgano tutta la filiera del lavoro dato in gestione esterna. E poi garantire finanziamenti veri e mirati per modernizzare gli ecosistemi lavorativi e per l’introduzione delle nuove tecnologie nelle PMI. Queste sono le cose che vanno fatte subito.

Il lavoro va reso protagonista nella vita delle imprese attraverso la contrattazione ed una legge sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. La lunga notte del Covid si supera solo con l’unità e la coesione nazionale, richiamando ognuno alle proprie responsabilità ed alle proprie competenze nella costruzione del bene comune.

Luigi Sbarra su “Avvenire”: “Lavoro in sicurezza, la priorità è la vita”

Siamo quasi a 200 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, oltre tre vittime al giorno. Non c’è settore fuori da questa strage silenziosa. Le difficoltà economiche legate al Covid non possono diventare un alibi per ridurre i controlli e non applicare le norme sulla sicurezza, come sta accadendo in molti casi. La vita umana viene prima di ogni logica del profitto.

Bisogna far ripartire il Paese in sicurezza, mettendo al centro il valore sociale del lavoro, la sua qualità, la tutela della dignità della persona. Un principio tradito da moltissime aziende che, mettendo in pericolo i lavoratori, non solo compiono un atto illecito ma danneggiano la credibilità delle realtà sane, che rispettano le regole e che per fortuna sono ancora tante nel nostro Paese.

Lo Statuto dei lavoratori, che oggi compie 51 anni, è ancora uno strumento di tutela importante per tutto il mondo del lavoro. Bisogna proseguire su questa strada, tutelando i nuovi lavori, a partire da quello delle piattaforme digitali, applicando i contratti a tutti ed aprendo la strada finalmente anche alla partecipazione dei lavoratori alle scelte ed al capitale delle aziende.

“Sosteniamo la necessità di un Patto per la salute e la sicurezza”

“Le Segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil sostengono convintamente la necessità di creare a livello nazionale le basi di un Patto per la salute e la sicurezza da sottoscrivere con il Governo, le istituzioni locali, le Associazioni datoriali, e soprattutto, coinvolgendo tutti i soggetti preposti alla ricerca, alle verifiche e ai controlli sui luoghi di lavoro: “Ribadiamo inoltre l’assoluta urgenza di un Patto che metta al centro della propria mission la salute e la sicurezza sul lavoro come priorità nazionale. È improcrastinabile una strategia unitaria che intervenga sull’aspetto formativo di lavoratori e datori, e getti le sue basi già nelle scuole, in modo tale da far maturare una vera e propria sensibilizzazione culturale in grado di generare l’idea che la sicurezza sul lavoro è un principio vitale per una democrazia compiuta”. “Pertanto – concludono i sindacati – confermiamo la piena disponibilità alla settimana di mobilitazione, tra il 24 ed il 28 maggio, attraverso l’organizzazione sui territori di iniziative e presidi unitari presso le istituzioni locali, tesi a rimarcare il nostro irrinunciabile impegno a favore della tutela della vita e della qualità di servizio sui luoghi di lavoro”.

Luigi Sbarra sul “Corriere della Sera”: “Mezzo milione di posti a rischio quest’anno”

Mezzo milione di lavoratori rischiano di perdere il posto. La stima è stata fatta dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. «Secondo fonti governative – ha dichiarato il sindacalista concludendo i lavori del consiglio generale della confederazione Toscana – ci sono 500mila lavoratori a rischio nel 2021, che andrebbero ad aggiungersi al milione di disoccupati dell’ultimo anno. Non c’è settore che sia fuori pericolo, e non è sbloccando i licenziamenti che creeremo le condizioni di ripartenza». Al ministro del Lavoro Andrea Orlando e al governo – ha aggiunto Sbarra – «chiediamo massima coesione, con la proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti almeno fino alla fine dell’emergenza sanitaria». Secondo il sindacalista «vanno prioritariamente fatte partire riforme e investimenti, va costruita una architettura di protezione e promozione che non lasci mai priva la persona di reddito, formazione, orientamento nel mercato del lavoro. Occorre consolidare la Naspi, rilanciare contratti di espansione e di solidarietà, rendere universali gli ammortizzatori ed efficaci le politiche attive».

Lo studio: a rischio oltre 73 mila imprese

Sono 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20 mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, a forte rischio di espulsione dal mercato. Di queste, una quota quasi doppia riguarda le imprese dei servizi (17%), rispetto alla manifattura (9%). Sono quelle che hanno forti difficoltà a «resistere» alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021. Le valutazioni sono il frutto di una ricerca congiunta Svimez-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, condotta su un campione di 4 mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti.

Colmare il ritardo digitale del Sud

«Oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest – commenta il direttore Svimez Luca Bianchi – dall’indagine emerge anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud. I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud». A preoccupare di più è la situazione nel Mezzogiorno. «È possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora piu’ negativi rispetto alle loro aspettative – avverte Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale. Anche per questo c’è bisogno di un patto per un nuovo sviluppo che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari nel nostro Paese».

Luigi Sbarra su “La Stampa”: “Prima lo stop ai licenziamenti, poi discutiamo le riforme”

Chiediamo da tempo un tavolo per parlare di riforme ed invitiamo il governo a coinvolgerci anche sul Sostegni-bis. Ma nel testo deve entrare la proroga del blocco dei licenziamenti. Dopo un anno drammatico, con un milione di posti e 40 miliardi di euro di massa salariale andati in fumo, la necessità più urgente è contenere i rischi di tenuta occupazionale e sociale.

Va ridisegnato subito il sistema degli ammortizzatori sociali e vanno rilanciate le politiche attive del lavoro a partire dal fondo nuove competenze e dall’assegno di ricollocazione per accompagnare da un’occupazione all’altra chi rischia di perderla.

Il contratto di rioccupazione ci sembra una proposta importante, specie per giovani e donne. Lo stesso vale per il contratto di solidarietà e l’estensione del contratto di espansione, sono due strumenti che abbiamo sempre sostenuto. Per valutazioni approfondite aspettiamo di capire meglio le intenzioni del governo. Per questo continuiamo a chiedere di essere coinvolti.

Ponte sullo Stretto, Perrone: «Occasione da non perdere»