PORTO GIOIA TAURO, CISL: “SERVONO AZIONI E NON ANNUNCI”

“Dagli già annunciati incontri romani in merito alla situazione del porto di Gioia Tauro non ci aspettiamo ulteriori dichiarazioni e linee di ipotesi ma fatti concreti. Nessuno intende più aspettare ancor meno i lavoratori che stanno strenuamente difendendo il loro futuro”. Paolo Tramonti, segretario Cisl Calabria, Annibale Fiorenza, segretario generale Fit – Cisl Calabria e Rosi Perrone, segretario generale Cisl Reggio Calabria, intervengono duramente sulle ultimissime vicende che riguardano lo scalo. “La Calabria, ed in particolare il comprensorio reggino – rimarcano i sindacalisti – non può purtroppo vantare grandi poli produttivi e realtà industriali, ed in quest’ottica Gioia Tauro rappresenta l’unico e tangibile fulcro di competitività e sviluppo di livello nazionale ed internazionale: l’area potrebbe costituire un’eccellenza in grado di divenire motore propulsivo e garantire occupazione stabile e numericamente significativa. La sua centralità viene sempre richiamata quando si accenna alle potenzialità del Mezzogiorno e della nostra regione, ma, senza troppi giri di parole, alle intenzioni, come la storia ha dimostrato, non seguono i fatti. Ci domandiamo – proseguono Tramonti, Perrone e Fiorenza – se davvero il governo e la regione credano al ruolo che la struttura potrebbe rivestire sia nel cuore del Mediterraneo sia nei confronti di rapporti economici e commerciali con il resto d’Europa, oppure se essa sia solo un ‘concetto’ da sbandierare quando occorre ottenere consensi. Non è più possibile sopportare questa condizione di equilibrio precario ed assistere alla disperazione di dipendenti che, in un tessuto difficile come quello calabrese, assume contorni drammatici. Non è più pensabile agire sempre e solo in stato di emergenza, proseguire a tentoni senza una programmazione seria ed efficace che incida a lungo termine”. “La fase interlocutoria non può essere prolungata oltre: per questo – aggiungono i sindacalisti calabresi – dai tavoli previsti in capitale pretendiamo chiarezza e risposte sulle attività di transhipment e, logicamente, sulla sorte dei lavoratori, sui ritardi accumulati nella realizzazione delle opere inserite nell’Apq di luglio scorso e quindi sul bacino di carenaggio e sul gateway ferroviario e, ovviamente, sull’istituzione della Zona Economica Speciale. Mancano azioni di sistema e su quelle poche individuate cala, regolarmente, il silenzio”. “Le prossime riunioni programmate a Roma – concludono Perrone, Tramonti e Fiorenza – per noi dovranno essere solamente un momento in cui sarà stabilito un cronoprogramma tangibile e verificabile a breve termine, siano calendarizzati interventi, siano definite date e l’ammontare di risorse certe. Non siamo più disponibili ad ascoltare annunci sterili da chi di competenza con tutte le conseguenze del caso”.