Il costituzionalmente garantito diritto alla salute non può infrangersi contro il diktat fermo di chi guarda solo ai numeri e non ad una delle primarie necessità di ogni persona. Soprattutto nella nostra città Metropolitana. Ciò che sta avvenendo con la serrata delle strutture private accreditate, già provate per lunghi mesi dai mancati pagamenti, è inaccettabile nel 2018; è incomprensibile se il tutto viene rapportato al contesto socio – economico in cui ci muoviamo; è, senza giri di parole, disumano.
Da adesso ogni prestazione dovrà essere pagata.

Come faranno i disoccupati? Gli anziani con pensioni minime, i lavoratori che sopravvivono con sostegni al reddito, coloro che soffrono di patologie molto gravi e già sopportano i costi di medicine e affini?
Ce lo dica il commissario Scura, il quale, sebbene debba tenere a bada i conti di uno dei settori più disastrati di Italia, non può continuare il suo percorso incurante del grido di difficoltà dei calabresi, operando tagli in ogni modo che, di fatto, non solo non centrano l’obiettivo di avere cure di qualità, ma a questo punto bloccano proprio le cure basilari se pensiamo che vi sono nostri corregionali che non possono neppure permettersi degli esami di routine.
Ci troviamo a vivere una situazione paradossale e drammatica, che va a colpire le classi più deboli: da questa settimana l’unica possibilità è rivolgersi al pubblico. Un pubblico già caratterizzato da diverse e numerose problematiche che negli anni, come Cisl, abbiamo sottolineato e posto all’attenzione, dove mancano medici, operatori, garanzie, posti letto e dove le liste di attesa risultano interminabili anche per effetto di un ridimensionamento del numero dei presidi sul territorio, ecco che la Calabria indossa la maglia rosa per il primato di migrazione sanitaria.
Un quadro che definire tragico potrebbe risultare, anzi risulta, riduttivo e nel quale si è inserito anche il ricorso che ambulatori e laboratori (il cui ruolo alla luce di tali situazioni è altamente significativo) hanno inoltrato al Tar per bloccare questi decreti.
Il TAR ha accolto la sospensiva per l’annullamento del DCA 72 e 87 del 2018 , si dovrà attendere ancora giugno per una decisione definitiva ma, intanto, aumenta la disperazione di centinaia di migliaia di calabresi.
Calabresi che, oltre a dover sperare di non ammalarsi, oltre a dover sperare di idonee risultanze da parte dello stesso Tar, non possono nemmeno essere garantiti nel momento in cui si rivolgono al servizio pubblico.

E in tutto ciò si sta configurando anche la possibilità che i lavoratori ed i professionisti di queste strutture accreditate possano persino vedere a rischio il loro impiego dal momento che agli imprenditori sanitari potrebbero mancare gli introiti per i loro bilanci.
Nella città Metropolitana la situazione del Servizio Sanitario Pubblico è costantemente peggiorata nel disinteresse generale come più volte denunciato dalla Cisl.
Tutti Ospedali Generali dalla Jonica alla Tirrenica, importanti “filtri” per il corretto funzionamento degli Ospedali Spoke, sono ormai ridotti a scatole vuote, privati di Risorse Umane e Tecnologiche.
L’Emergenza deve fare i conti con la propria riduzione di Organico ed è costretta a sopperire alle inefficienze della ormai distrutta rete ospedaliera con continui trasporti secondari che impegnano le pochissime ambulanze a disposizione per trasportare utenti bisognevoli di semplici radiografie o prestazioni da spostare altrove per l’intasamento e le chiusure dei Reparti.
Del Territorio, Case della Salute, della Prevenzione e di tutto quello che doveva alleggerire gli Ospedali, possiamo dire semplicemente che non esiste nulla.
Tutto questo è quotidianamente vissuto dai Lavoratori che non ne possono più, e subìto dall’Utenza ossia dai cittadini che non sanno più a chi rivolgersi.
L’atto Aziendale che è approvato, da tanti mesi ormai ,non è stato ancora attivato, i concorsi già autorizzati non sono stati portati a termine, le procedure sono lentissime.
E questa è un’altra dolente nota che illustra ulteriormente la drammaticità del momento, soprattutto nella Città Metropolitana.
Chiediamo quindi un intervento serio e proiettato a 360 gradi di chi di competenza, compreso il nuovo ministro alla salute, per la tutela della salute pubblica, per garantire il lavoro ed un’esistenza dignitosa: traguardi che in Calabria, nell’anno del Signore 2018, sembrano lontani e irraggiungibili. La Cisl, come sua consuetudine e come la sua storia insegna, non starà a guardare la distruzione di due dei pilastri fondamentali sui quali è nata la nostra carta costituzionale e come già annunciato da FP e Cisl Calabria ci auguriamo che la richiesta di confronto possa aver luogo e possa far riflettere il Commissario e il Presidente Oliverio al fine di affrontare il problema cercando dei percorsi condivisibili e funzionali tra il Servizio Sanitario Pubblico e Privato per una sanità dei cittadini.
La Segretaria Generale Cisl Reggio Calabria
Rosy Perrone

Rc 6 giugno 2018