Come ogni anno, celebriamo oggi la giornata internazionale delle persone con disabilità con tutta l’importanza che merita, per riflettere su come e quanto i diritti delle persone con disabilità vengono rispettati nel nostro Paese.

In Italia lavorano solamente meno di 4 persone con disabilità su 10. Il 21% delle persone con disabilità è invece in cerca di un lavoro che fatica ad arrivare. C’è ancora troppa poca attenzione su questo tema, sui problemi di tante persone disabili o con gravi patologie che in questa emergenza da Covid-19, hanno avuto difficoltà ad essere riconosciuti come “lavoratori fragili” ed avere diritto a lavorare con accomodamenti ragionevoli, in smartworking, o a fruire di un congedo retribuito se giudicati inidonei.

Troppo spesso si pensa che la disabilità sia una problematica che riguarda qualcuno altro. Invece riguarda ciascuno di noi, come ci ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per un periodo più o meno lungo della propria vita, ciascuno di noi può trovarsi in condizione di disabilità, per una malattia, un incidente, purtroppo spesso per un infortunio sul lavoro, o altre problematiche. Ci si può trovare un nostro parente, il marito, un figlio.

Solo se apriamo gli occhi e il cuore, e riconosciamo le persone straordinarie che sono attorno a noi, saremo sempre più capaci di ascoltarle, accoglierle, riconoscere ogni singolo diritto che hanno, esattamente come ciascuno di noi. Per poter “Ricostruire meglio”, come le Nazioni Unite ci invitano a fare proprio in questa giornata, “verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile”.

Per questo dobbiamo creare le condizioni perché il lavoro sia un diritto di tutti, sia una componente della nostra identità adulta, sia uno dei terreni in cui contribuiamo alla crescita e allo sviluppo delle nostre comunità. Uno studio della Cisl del Lazio ci rivela come più del 74% delle persone con disabilità che lavorano sono molto preoccupate del proprio futuro e il 47% ha sofferto nel periodo emergenziale soprattutto per la mancanza di relazioni.

La Cisl – ne andiamo molto fieri – è stato il primo sindacato d’Europa che si è dotato di un “responsabile nazionale per le disabilità”: il nostro caro Flavio Cocanari, scomparso qualche anno fa. Flavio ci aveva sempre invitato a guardare alla concretezza dell’azione sindacale, ad essere agenti del cambiamento, a non accettare le ingiustizie.

Ed è proprio nel Premio Cisl a lui dedicato che abbiamo raccolto alcune storie di vita, di persone che grazie a chi le ha supportate nell’eliminare le “barriere”, sono riuscite a raggiungere i propri obiettivi. Stasera Rai2, nello speciale “O anche no. Il lavoro è di tutti” manderà in onda quelle di Maria Teresa e di Dino. La prima è la mamma di Domenico, un bambino con disturbi dello spettro autistico, che proprio grazie alla Banca del tempo solidale, istituita con la contrattazione di secondo livello ha potuto avere tempo prezioso per vivere la cura che una relazione materna così speciale chiede. L’altro lavora con noi in Cisl Nazionale ogni giorno, e, davvero, non potremmo più farne a meno. Ora, in pieno periodo emergenziale, Dino non può lavorare in presenza, è un lavoratore fragile; attende di ascoltare, con la stessa attenzione che riserva alla sua squadra del cuore, la notizia che finalmente potrà tornare ad incontrare tutti i suoi colleghi. Sono due storie emblematiche, di grande coraggio e di grande speranza.

E allora l’augurio che possiamo farci in questa Giornata è che questo ‪3 dicembre‬ ci aiuti a riconoscere la fragilità che è in noi e attorno a noi, e a non rinunciare mai a lottare, perché la disabilità non costituisca una barriera per una vita piena e dignitosa, in condizioni di parità con ciascuna altra persona del mondo.