#Ripartiredallavoro: Mobilitazione Nazionale di Cgil, Cisl e Uil a Cosenza

Grande partecipazione questa mattina anche a Cosenza alla giornata di mobilitazione nazionale indetta da Cgil, Cisl, Uil.

Ad aprire i lavori il segretario generale di Cisl Calabria, Tonino Russo che durante il suo intervento pone l’accento su diversi temi di stretta attualità.

«Una grande iniziativa unitaria, per dire con forza che il mondo del lavoro è il cuore pulsante del Paese. Se il paese è in piedi, il merito è delle lavoratrici e dei lavoratori. Dunque, rivolgiamo un grazie ai lavoratori della sanità che hanno fronteggiato, spesso a mani nude, l’emergenza. Agli operatori della sanità deve essere subito corrisposta l’indennità Covid. Un grazie a tutti i lavoratori dei servizi essenziali e delle loro filiere produttive, lavoratori dimenticati per tanto tempo, divenuti essenziali al momento del bisogno, per poi essere di nuovo dimenticati. C’è un solo modo per dire grazie a questi lavoratori e a queste lavoratrici: rinnovare ora i contratti collettivi scaduti. Perché il lavoro deve essere rispettato. Perché 10 milioni di lavoratori aspettano da anni il rinnovo contrattuale».

 

«Il sindacato c’è. Cgil, Cisl e Uil hanno dato un contributo importante al Paese in una fase drammatica, scegliendo la salute, fermando il profitto a tutti i costi. Ora diciamo al Paese, al Governo, che serve uno sforzo straordinario. Che le risposte date fino ad oggi non bastano. Cgil, Cisl, Uil sono oggi nelle piazze d’Italia per chiedere lo stop ai licenziamenti, la proroga degli ammortizzatoriun fisco equo e giusto, una seria lotta all’evasione fiscale, il rinnovo dei contratti nel pubblico e nel privatopolitiche per il lavoro stabileinvestimenti per la crescitala scuola, l’universitàinfrastrutture per lo sviluppopolitiche per la non autosufficienza e per l’inclusione sociale».

 

«Il Paese riparte se riparte dal Sud. Serve unire il Paese. Altro che vecchie e nuove ipotesi pasticciate di autonomia differenziata. La parola Mezzogiorno esprime oggi il bisogno di un riscatto economico e sociale. Il Paese riparte se riparte tutto insieme».

 

«In Calabria c’è un’emergenza sanitaria storica, che il Covid ha solo acuito. Da troppo tempo è negato il diritto alla salute. I LEA sono carta straccia. I calabresi sono costretti ad emigrare per curarsi, oggi più che ieri. Lo abbiamo detto al Ministro Speranza: la misura è colma. Lo stiamo ripetendo con chiarezza e a muso duro: il decreto Calabria così non vaIl tempo di Cotticelli e della sua struttura commissariale è scaduto. Va messa la parola “fine” a questa esperienza fortemente negativa. Una gestione fallimentare. Ora serve un impegno vero del Governo, concreto, per una sanità più efficiente. Per la piena garanzia dei LEA. Per lo sblocco delle nuove assunzioni, perché senza nuovo personale sanitario non c’è sanità. Serve subito un piano di assunzioni straordinario per una rete ospedaliera integrata e moderna, per una rete di emergenza-urgenza efficiente, per il rafforzamento della rete territoriale, per un piano straordinario di abbattimento delle liste di attesa. Servono subito la realizzazione dei nuovi ospedali e l’ammodernamento di strutture e dotazioni tecnologiche.

Serve una sanità privata al servizio della rete pubblica. Oggi invece la sanità privata è troppo spesso al servizio di interessi particolari, protesa al profitto, pronta a negare diritti, a scegliere i contratti pirata dei sindacati gialli, a tagliare salari, a negare i rinnovi contrattuali. La battaglia delle nostre categorie su questi temi è una battaglia di civiltà. Presidente Paolini, non rinnovare i contratti è inaccettabile, è immorale, è incivile. Indietro non si torna.

Per passare dal piano di rientro al piano di rilancio, servono risorse. Vere. Chiediamo al governo di dire sì al Mes sanitarioSenza ideologie. Senza indugi. Senza tendennamenti. Il rischio è che i musicisti continuino a suonare mentre il Titanic affonda. Il medico studia e il malato muore. Senza investimenti straordinari la sanità calabrese non vedrà mai la luce in fondo al tunnel. Senza Mes i posti letto resteranno virtuali e l’emigrazione sanitaria non sarà fermata. Ci resterà a perenne ricordo un deficit che lievita insieme all’addizionale regionale Irpef e Irap».

 

«Per dare futuro al lavoro, per superare il divario Nord-Sud dopo anni di sostanziale abbandono del Mezzzogiorno, per dare speranza di riscatto ai nostri territori, c’è una grande occasione. I 209 miliardi del Recovery fund, in parte a fondo perduto, sono fondamentali per il Paese e per la Calabria. Cgil, Cisl, Uil stanno chiedendo al Governo un confronto. Il Presidente Conte ascolti queste piazze che chiedono lavoro e futuro, che non si rassegnano all’idea che la nostra terra sia condannata a una deriva inevitabile. Il Governo ascolti il sindacato per costruire un piano di rilancio del Paese, “per guardare alle nuove generazioni e non alle elezioni”, adoperando le parole di un gande statista, Aldo Moro.

Per il Mezzogiorno e la Calabria è fondamentale l’applicazione della clausola del 34% per riequilibrare la spesa pro-capite per investimenti fra Nord e Sud. Nel 2018, per investimenti al Nord sono stati impiegati 270 euro pro-capite, al Sud 100 euro: non c’è da aggiungere altro. I nostri lavoratori non si rassegnano all’idea che nel loro futuro ci sia solo il reddito di cittadinanza. Il lavoro non lo crei con decreti, non lo crei con una legge. Il lavoro lo creano le imprese e gli investimenti. Il vaccino contro il virus della disoccupazione post-Covid sono gli investimenti nelle infrastruttureSbloccare subito piccoli e grandi cantieri, le troppe incompiute. Per il nostro territorio, il Recovery fund preveda il completamento della A3: continuo a chiamarla così, non è cambiando nome che si risolvono i problemi; preveda il completamento della S.S. 106 lungo tutto il suo tracciato. La diagonale del mediterraneo non precluda il futuro della linea ferroviaria ionica. Serve un’Alta Velocità vera per il Sud e la Calabria, come al Nord del Paese e nel resto d’Europa, con treni che possano viaggiare fino a 300, 350 km/h.

Il Recovery fund dia una spinta alla strategia per le aree interne, risorsa del Paese, a rischio spopolamento. E se si parla di economia green, in Calabria si deve parlare di ricambio generazionale in una forestazione moderna e multifunzionale con i pochi lavoratori rimasti che aspettano il rinnovo del loro contratto regionale. Si completino le infrastrutture necessarie a rafforzare il Porto di Gioia Tauro, autentico punto di forza della nostra regione. Si utilizzi il Recovery fund per le infrastrutture digitali e la banda larga.  L’accesso alla rete veloce è un nuovo diritto sociale». 

 

«Per il Sud, per la Calabria, per le aree svantaggiate, chiediamo una fiscalità di vantaggio vera e di lungo periodoun grande piano per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e storico, così da rafforzare la vocazione turistica della Calabria.

Incontri proficui con i candidati a Sindaco: riscontrata reale volontà di dare un nuovo volto città

Dopo un ricco ed intenso programma di incontri con i candidati a Sindaco di Reggio Calabria, è stata riscontrata una reale volontà di rimettere in piedi una serie di interventi mirati allo sviluppo e al benessere della città e dell’area metropolitana. Interventi riferiti alla direttrice di temi e pilastri fondanti del documento programmatico inoltrato alle segreterie dei contendenti allo scranno più alto di Palazzo San Giorgio.

Ovvio è che gli intenti e i buoni propositi dovranno poi trovare concretezza in un’azione amministrativa forte e risoluta. La centralità della galassia sindacale ha trovato spazio nelle idee e nell’offerta politica di chi tra pochi giorni dovrà misurarsi con l’elettorato.

Nessun giudizio di valore sui programmi dei nove schieramenti politici, ma un approccio che tende a costruire rete e a garantire supporto alla coalizione che avrà l’onere di guidare la città i prossimi cinque anni. Lavoro e contrattazione, Sanità,
Infrastrutture, trasporti, Ambiente, Turismo, deleghe/funzioni alla metrocity e spesa qualificata di risorse regionali, statali ed europee: tematiche approfondite e che saranno riprese durante una necessaria interlocuzione con corpi intermedi e con una comunità che vuole dare il proprio contributo.
Con la doverosa equidistanza che contraddistingue il nostro mandato
sindacale, auguriamo ai candidati un sincero ‘In bocca al lupo’, auspicando una piena consapevolezza sul fatto che tanto c’è da fare, e ribadendo quanto ad essi proposto: questa terra ha bisogno di vedere tutti i suoi figli e le sue figlie di buona volontà, senza pretestuose divisioni, dare una mano con le proprie competenze e le proprie virtù,
superando le divergenze con il dialogo, combattendo fianco a fianco per rendere la nostra città più giusta e più solidale, meno chiusa e più inclusiva.

Cgil Reggio Calabria  –   Gregorio Pititto

Cgil Piana di Gioia Tauro – Celeste Logiacco

Cisl Reggio Calabria – Rosi Perrone

Uil Reggio Calabria – Nuccio Azzarà

#Ripartiredallavoro: Annamaria Furlan sulle motivazioni della Manifestazione Unitaria Nazionale del 18 settembre

Se il Governo aprisse un tavolo con le parti sociali darebbe un segnale di dialogo a tutti : i temi sul tavolo sono molti e crediamo di dover essere chiamati a partecipare ad un confronto sulle priorità del Paese.

Il lavoro prima di tutto, da lì bisogna ripartire per tornare a crescere. Le risorse del recovery fund andrebbero utilizzate in investimenti, vanno riaperti i cantieri bloccati, servono nuove infrastrutture, puntare su formazione ed innovazione.

Milioni di persone sono da anni in attesa del rinnovo dei contratti. I lavoratori della sanità privata, del Pubblico Impiego, dell’agroalimentare, del legno, i metalmeccanici aspettano: una questione di giustizia e di equità. Il Paese chiede senso di responsabilità.

I nostri servizi

Oggi su ‘Avvenire di Calabria’ la pagina con tutti i servizi e le opportunità che la CISL Reggio Calabria offre ai propri iscritti ed a tutta la cittadinanza.

Per informazioni e assistenza vieni presso la nostra sede in Via Mazzini 7/b, Reggio Calabria.

“Ripartire dal lavoro”: giornata di mobilitazione nazionale proposta da CGIL, CISL e UIL.

“Ripartire dal lavoro” è il tema della giornata di mobilitazione nazionale che Cgil, Cisl e Uil propongono in tutte le regioni italiane per venerdì 18 settembre.

«Per la Calabria – annunciano i Segretari generali regionali delle tre organizzazioni Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo – la sede dell’iniziativa sarà Cosenza dove, in Piazza XV Marzo, a partire dalle ore 9:00, ci si ritroverà, osservando le prescrizioni di prevenzione del contagio da Covid-19. Manifesteremo e formuleremo proposte per la Calabria e i calabresi, per il diritto alla salute, per il diritto al lavoro, per la fine del precariato, per la coesione sociale.

Questo – sottolineano i tre Segretari generali –  è il momento per un impegno concreto del Governo, della Regione e di tutti gli attori sociali rispetto alla necessità di operare scelte condivise in grado di cogliere le opportunità che le risorse europee, Recovery Fund e lo stesso MES, sarebbero in grado di realizzare, a partire dalle infrastrutture che devono collegare la Calabria e il Sud a tutto il Paese e dalla urgente, necessaria riorganizzazione del sistema sanitario. Manifesteremo perché i fondi in arrivo dall’Europa per l’emergenza coronavirus siano aggiuntivi e non sostitutivi di quelli già previsti dal Piano per il Sud 2030.

Dopo “La Notte per il Lavoro” del 29 luglio voluta da Cgil, Cisl e Uil a Roma, in Piazza Santi Apostoli, non ci sono state risposte adeguate. Si attende il rinnovo dei contratti pubblici e privati per oltre 10 milioni di lavoratori. La proroga degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti voluti fortemente dalle nostre organizzazioni non produrranno gli effetti desiderati se il Paese non sarà in grado di ripartire attraverso una progettualità e una visione che concentri la propria azione sul lavoro, sulla persona e di conseguenza sulle necessarie riforme a partire da quella fiscale. Per tutte queste cose il 18 settembre saremo in piazza in tutte le regioni d’Italia».

La manifestazione di Cosenza sarà aperta dagli interventi dei tre Segretari generali regionali Russo, Sposato e Biondo, seguiti da quelli di delegate e delegati delle federazioni di categoria. Le conclusioni saranno a cura di Emanuele Ronzoni, Segretario organizzativo della Uil nazionale.

“Una grande opera per il Sud ma serve rilanciare l’idea dell’area dello Stretto e le sue infrastrutture”

La Cisl di Reggio Calabria e di Messina, con i segretari generali Perrone e Alibrandi intervengono nel dibattito sul Ponte dello Stretto:

 

Ancora una volta alla ribalta delle cronache arriva l’idea della realizzazione del Ponte dello Stretto. Questa occasione di dibattito è stata offerta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha accennato, addirittura, ad un Ponte ‘sotterraneo’. Una sorta di tunnel per collegare le due sponde dello Stretto.
Al netto di valutazioni tecniche e di fattibilità per le quali, ovviamente, non entriamo nel merito è doveroso, però, aprire una riflessione che sfugga dalla retorica e da una appiattita ideologia di parte.
Non ci troviamo di fronte ad una sliding doors concettuale Ponte si/Ponte no.
Esiste il progetto Ponte, c’è uno studio di fattibilità che ha valutato l’esistenza dei presupposti ambientali ed infrastrutturali, ci sono penali da pagare a carico dei cittadini nel caso non si dovesse realizzare.
Ma insieme a coltivare una battaglia di campo per la costruzione di un Ponte dello Stretto, e per lo Stretto, la Cisl non può far finta che non esista anche un’Area integrata dello Stretto, per la quale non avevamo nascosto l’entusiasmo sincero alla nascita, sintesi di un percorso virtuoso istituzionale e da una forte sinergia territoriale tra la regione Calabria e la regione Sicilia. Forse uno dei pochi casi in cui le due regioni hanno lavorato fruttuosamente fianco a fianco.
Quelle furono, a nostro modesto avviso, le basi di un ‘ponte’ culturale, strategico e urbanistico tra le due sponde sono fondamentali insieme all’opera infrastrutturale.
Ma, ad oggi, cosa si è fatto per razionalizzare i presupposti dell’area integrata?
Un ruolo fondamentale in questo senso, lo avrebbero dovuto avere non solo le parti sociali e le istituzioni, ma anche le aziende di trasporto pubblico locale, reggina e messinese; perché proprio quest’ ultime, avrebbero dovuto sviluppare e rilanciare un quadro di servizi funzionale, moderno, efficiente e soprattutto ambizioso. Perché il bacino metropolitano è una porzione d’Europa dalle immense potenzialità e contestualmente al Ponte sullo (o dentro) Stretto, occorre gettare le basi per un’azione di valorizzazione degli assetti strategici dello Stretto, con strumenti adeguati – riqualificazione delle infrastrutture di prossimità per esempio – ad incentivare turismo e attrattività commerciali. Una grande idea come quella del Ponte dello Stretto necessita parallelamente di altre infrastrutture, stradali e ferroviarie, che garantiscano i collegamenti veloci con il resto del Paese e quindi dell’Europa.
Condizioni reali che, insieme alla costruzione di un Ponte, collegamento determinante per unire il Sud Italia all’Europa, consentirebbe a Messina e Reggio Calabria di guardare al futuro con un’ottica diversa.
Quel che è certo, ribadiamo con altrettanta convinzione, è la necessità che venga intavolato un serio ragionamento che metta al centro oltre che la grande opera – così come auspicato dal Premier Conte – il parallelo investimento nella realizzazione di una serie di infrastrutture e piattaforme logistiche che superi le quotidiane criticità per servizi e trasporti e faccia da base per la realizzazione del Ponte stesso.
Non accettiamo di coltivare un sogno senza una reale politica di sviluppo per le due sponde; dunque, niente più cattedrali nel deserto ma grandi ed armoniche progettualità fattibili.
Siamo a queste condizioni dunque pronti ad un confronto costante e ad un supporto di idee e proposte, affinché due contesti urbani, determinati come mai era accaduto in passato, possano avere un’unica visione d’insieme.
Rosy Perrone – Segretario generale CISL Reggio Calabria
Antonino Alibrandi – Segretario generale CISL Messina

Rosy Perrone su ‘No Tax Area’ per il sud: “Un effetto shock che farebbe ripartire la Città Metropolitana”

La fase post Covid deve essere gestita cogliendo le opportunità che derivano dai fondi europei del Recovery Fund e del Mes, qualora il Governo su quest’ultimo decidesse di procedere senza condizionalità stringenti. Perchè se così fosse, una nuova e vera occasione per il Sud si presenterebbe nella misura in cui i territori e le regioni del Mezzogiorno sarebbero pronte a far fronte unico alla sfida del futuro: accorciare il gap tra le due ‘Italie’. Le regioni del Sud con un ragionamento sinergico ed istituzionale e mai secessionista, con una misura shock potrebbero davvero seguire il passo dell’area del Nord Italia, il cui sviluppo ha tempi e processi molto più dinamici e più competitivi.

Giusto riprendere dunque la sfida del nostro Segretario nazionale aggiunto Luigi Sbarra, secondo cui una coraggiosa e intraprendente scelta politica di istituire una ‘No Tax Area’ per il Sud per dieci anni, rilancerebbe i territori e soprattutto la Città Metropolitana verso scenari inaspettati.

Una grande No Tax area sarebbe capace di lanciare un messaggio potente agli investitori del mondo, e darebbe al contempo, un reale sostegno ai tanti artigiani e piccoli imprenditori che ogni giorno fanno miracoli in territori difficili. Visto che il Governo sta lavorando sull’iniziativa di attrarre investimenti al Sud, infatti, deve essere consequenziale anche il concetto che a fianco di ogni misura di sviluppo, occorre una forte azione di contrasto alla criminalità mafiosa ed economica che purtroppo, viaggiano ormai troppo spesso  in parallelo.

I corposi investimenti che stentano ad arrivare soprattutto da comparto privato, sarebbero la prima leva con la quale risollevare la nostra periferia. Penso ai fantastici territori martoriati della provincia; godrebbero di uno strumento concreto per valorizzare le bellezze naturalistiche e storiche dell’area grecanica e ionica, dell’entroterra tirrenico, della costa reggina bagnata da due mari.  Non solo l’aspetto turistico verrebbe rinfrancato, ma l’intero indotto industriale e commerciale legato al Porto di Gioia Tauro. A più riprese ho sottolineato l’importanza dell’infrastruttura contestualizzata nel pieno dell’efficienza della Zes, ecco: una ‘No tax Area’ sarebbe il sigillo definitivo ad un dispositivo economico e finanziario ancora non  realmente entrato in funzione. Ma anche le altre infrastrutture godrebbero di un concreto aiuto di rilancio, dall’aeroporto ai collegamenti sullo Stretto. Questi sarebbero rinvigoriti da uno spostamento fisiologico di capitale umano ed economico.

Ovvio è che questo grande sogno di uno strumento di un’area a fiscalità di vantaggio, dovrebbe essere accompagnata da politiche armoniche rispetto alle reali ed impellenti esigenze del nostro territorio.

Dal miglioramento dei servizi essenziali, alla ripresa dell’edilizia con la riapertura dei cantieri, ad una qualificazione della sanità, con assunzioni e rigenerazione da parte del management commissariale, alla costruzione di un welfare reale che si prenda cura delle esigenze delle famiglie e delle fasce sociali più vulnerabili. Insomma un processo organico che tenga conto di azioni mirate ad un approccio si verticale ma anche e soprattutto orizzontale. Perché la ‘No Tax area’ anche se non dovesse risolvere gli atavici problemi della burocrazia, del deficit di infrastrutture, delle politiche di welfare per le famiglie, potrebbe svegliare la politica italiana dal torpore verso il Sud.

Rosy Perrone su Porto Gioia Tauro: “Bene incremento traffico Container, da oggi sia volano per la Zes!”

Non può che determinare ottimismo la notizia diffusa dal Sole 24 Ore dell’aumento, considerevole, del traffico Container del Porto di Gioia Tauro; anche perché questo dato arriva al tramonto di una fase storica per l’economia mondiale. Una ‘movimentazione’ aumentata del 40% rispetto al primo semestre del 2019; collocandosi ai livelli dei porti di Rotterdam, Anversa, Shangai e Tangeri.

La pandemia infatti avrebbe potuto incidere negativamente come è stato per quasi la totale restante parte dei comparti economici e commerciali. Ma per il Porto di Gioia Tauro, così non è stato. Dunque onore al merito, a chi – management e maestranze – ha saputo penetrare (invertendola) la tendenza che ha fatto registrare una crisi economica epocale.

Tra i porti del Mediterraneo, senza dubbio quello di Gioia Tauro è il più importante per infrastrutture, posizione strategica e dunque per efficienza; ragion per cui, sta assumendo sempre più la leadership nell’Europa meridionale. Il lavoro di riqualificazione e rilancio ha dato i suoi frutti, grazie all’ammodernamento del parco mezzi, alla demolizione di tre gru di banchina obsolete, al miglioramento delle banchine e di alcuni fondali al fine di rendere più agevoli e sicure le manovre delle navi che arrivano, le quali, in considerazione delle grandi dimensioni, hanno bisogno di una profondità di almeno 16 metri. Un complesso programma di sviluppo – come riportano i media regionali – che certamente servirà a rendere il porto maggiormente competitivo. Ma per essere costantemente competitivo rispetto alle sfide alle quali l’economia globali chiama, il Porto deve essere inteso anche come volano per la Zes, altrimenti lo sguardo verso il futuro sarà di relativa gittata.

La zona economica speciale, guidata da un comitato di indirizzo composto dal presidente dell’autorità portuale e da un team di esperti, deve valorizzare le enormi potenzialità del porto, attraverso la semplificazione dei procedimenti amministrativi per le aziende investitrici e al contempo, garantire l’esecutività dell’impatto delle misure agevolative in termini di defiscalizzazione e intercettazione di finanziamenti per e sul territorio dell’intera area.

La Zes, frutto di un’idea politica istituzionale dedicata al mezzogiorno, è finalizzata ad incentivare insediamenti imprenditoriali, per far crescere l’infrastruttura marittima e il suo indotto.

Ma oggi parlare della ZES non vorremmo potesse apparire come l’ennesima incompiuta del nostro territorio, piuttosto vorremmo invece, potesse essere percepita come un volano di sviluppo concreto. Ciò che si percepisce è che, ad oggi, molti sono i ritardi e le perplessità che evidenziano le contraddizioni che – ci chiediamo – sono da ascrivere solo alla governance delle ZES?

Al momento, così com’è oggi strutturato il Comitato di Indirizzo appare quasi ingessato, non svolgendo un ruolo di sprone in grado di incidere a favore della modernizzazione industriale delle aree ZES ma dopo tutta la foga pubblicitaria della istituzione pare sul tema che anche il governo non dia input perlomeno non evidenti; lo strumento è invece appetibilissimo per il Paese soprattutto oggi nella fase post Covid-19.

L’attuale meccanismo di incentivi della Zes prevede il credito d’imposta per  i  grandi gruppi industriali che fatturano miliardi di euro dunque  in una visione che veda la Zes di Gioia Tauro incastonata in un sistema paese che attui scelte di politiche industriali soprattutto oggi con l’ arrivo dei miliardi del Recovery Fund, noi pensiamo potrà essere un importante viatico per la ripresa economica del Paese non trascurando che anche la piccola e media impresa locale potrebbe avere un futuro serio che crei occupazione vera, quella che potrebbe rilanciare l’area di Gioia Tauro e non solo. Il nostro territorio ha bisogno di un’economia reale in grado di incidere concretamente nelle casse dei piccoli imprenditori affinché possano essere datori di lavoro di giovani altamente formati a questo proposito apprezziamo la vision del ‘Cefris’ che si sta attrezzando in questa direzione.

Occorrono reti, occorre un patto sociale affinché anche con Città Metropolitana e Regione Calabria si facciano interventi mirati a riqualificare la parte logistica ad oggi potenzialità inespressa. Con la riqualificazione di capannoni oggi in disuso e con la attivazione di vie di collegamento ad oggi poco curate e poco accessibili al resto della Calabria. Dalla zona ionica reggina al resto del territorio regionale, le infrastrutture stradali e non solo sono da adeguare.

L’area di Gioia Tauro deve inoltre, essere ben connessa all’aeroporto di Reggio (la cui non/fruibilità aprirebbe un altro tema scottante) e con quello di Lamezia e Crotone, proprio per essere in grado di attrarre l’attenzione e la convenienza di investitori che non ‘sentano’ lontano geograficamente ed economicamente un polo strategico come il Porto di Gioia Tauro.

La Zes – e il suo futuro – saranno il termometro delle opportunità per nuova occupazione e una fattiva crescita del lavoro competente. Senza questa prospettiva, anche la positiva attività di gestione della struttura Porto, rischia di essere contingente e non poter fare da moltiplicatore, senza politiche economiche di accompagnamento e sostegno all’indotto che essa genera invece la Zes potrebbe essere la chiave di volta. Non bisogna perdere questa occasione di futuro e si può fare assieme, in una rete pattizia di volontà reali al servizio del territorio metropolitano.