Trasporto ferroviario, i sindacati: cresce il divario nel paese. Difficile muoversi “nel profondo Sud”

Come è noto gli italiani a sud di Salerno non dispongono di un servizio di trasporto ferroviario confrontabile con le altre aree del Paese per l’assenza della cosiddetta alta velocità. La Città Metropolitana di Reggio come le città metropolitane siciliane soffrono di questa condizione che le penalizza in termini di accessibilità in entrata ed in uscita tra loro e verso i territori del centro nord. In termini di mobilità si registra ormai un divario crescente che le Ferrovie dello Stato hanno deciso di cristallizzare rinunciando esplicitamente a realizzare le necessarie infrastrutture per il Mezzogiorno profondo.

A poco vale in termini di equità e di garanzia di un livello adeguato ed essenziale di servizio introdurre alcuni treni sulle tratte esistenti che certamente possono migliorare il servizio ma non risolvono i problemi di connessone e marginalità geografica delle aree in questione. Ben venga quindi il potenziamento del servizio Sibari-Paola-Roma, e per il quale anche come Cgil, Cisl e Uil esprimiamo soddisfazione, ma chiaramente la questione mobilità ed accessibilità di una parte rilevante del Mezzogiorno rimane inevasa. La costruzione invece di una ‘linea ad alta velocità, che consenta a Reggio di essere connessa con la rete ad alta velocità nazionale è un problema ineludibile e offrirebbe una valida alternativa a chiunque è indisposto a viaggiare in auto o in aereo. Di fatto un progetto ambizioso e da gestire conoscendo i tempi di realizzazione temporale, ma è chiaro che se mai si inizia, mai si coprirà l’arretratezza delle infrastrutture. Appare dunque improrogabile a nostro avviso, aprire un tavolo di concertazione tra Regione Calabria e Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, per ampliare l’offerta dei collegamenti ad alta velocità ed avviare immediatamente l’alta capacità, in modo tale da non lasciare fuori da un piano di sviluppo di mobilità, la Città Metropolitana. Se così non fosse, se cioè le FS continuassero ad essere sorde alle sollecitazioni delle istituzioni si paleserebbe la perpetuazione di una ingiustizia sociale e di una asimmetria in termini di servizi così ingiusta da legittimare questa si una rivolta fiscale del Mezzogiorno, stanco di essere dileggiato e discriminato. Tra l’altro, non sfugge che a fronte di un investimento in gran parte regionale sulla tratta ionica occorre iniziare a disegnare un’implementazione dei servizi per garantire appunto con treni e servizi l’accessibilità di questa area. Altrimenti l’imponente investimento della Regione si risolverebbe in un intervento sostitutivo e di supplenza agli oneri manutentivi e di adeguamento/rifacimento della rete. Mobilità e infrastrutture sono quindi temi portanti per il rilancio del Mezzogiorno, e che nella giornata nazionale unitaria del 22 giugno a Reggio Calabria con veemenza sono stati ribaditi dai sindacati unitariamente. L’agenda del Governo non può fare a meno di questi presupposti se vuole incentivare un processo di sviluppo armonizzato, tra nord e resto del Paese. Con pazienza e collaborazione istituzionale, negli anni recenti abbiamo cercato di sostenere e capire le scelte di Regione e Città Metropolitana, ma adesso pretendiamo risposte ed interventi concreti; perché è quasi totalizzante la sensazione che queste classi dirigenti, a tratti impalpabili, non siano state in grado di incidere su un processo di sviluppo economico e territoriale della nostra città. Siamo stanche di lamentare la sostanziale cancellazione da parte del Governo nazionale del Corridoio 1 Berlino-Palermo, appositamente concepito dall’ Europa come asse di congiunzione per viabilità, trasporti e logistica, dell’intero continente. Ci teniamo a precisare che le due coppie di treni Frecciargento tra Reggio Calabria Centrale e Roma Termini, per quanto abbiano migliorato ed efficientemente alzato gli standard di percorribilità, non possono bastare rispetto alla domanda di mobilità che il territorio della Città Metropolitana richiede. Al netto di valutazioni tecniche e di fattibilità, pensiamo che Trenitalia da subito ed in attesa dei tempi necessari per le infrastrutture di Alta Velocità, dovrebbe puntare sull’alta capacità nell’immediato e progettare un percorso celere per avviare un programma che consenta ai treni di arrivare nel “profondo SUD” prolungandolo sino a Reggio. Siamo fermamente convinti dunque, che sarebbe una sfida allettante e che avrebbe ricadute positive, sia in termini di utenze e sia in termini di modernizzazione del sistema di mobilità e di trasporto passeggeri. Costituirebbe un importante passo verso la rimodulazione del gap tra estremo sud ed il resto del Paese.

Rc 15 luglio 2019

CGIL Reggio C.- Locri CGIL Piana di Gioia Tauro CISL Reggio Calabria UIL Reggio Calabria
Gregorio Pititto Celeste LoGiacco Rosy Perrone Nucccio Azzara’

Rosi Perrone: “Vicinanza agli operatori Hospice, il cui servizio è testimonianza d’amore”

La chiusura della struttura dell’ Hospice – Via delle Stelle, non può lasciare indifferenti; e rispetto ad una partecipata e sincera forma di rimostranza da parte di tutti, verso questo triste passaggio, occorre interrogarci su quanto si possa essere effettivamente determinanti affinché la sanità reggina, pur vivendo un momento delicato che ha tutto il nostro appoggio affinché possa essere caratterizzata da criteri di legalità praticata, non perda un baluardo di assistenza e soprattutto di umanità quale l’Hospice. La comunità parteciperà al sit in di domani in piazza Prefettura e questo è un ottimo segnale sia per tutelare la dignità dei lavoratori dell’ Hospice sia per dare un contributo dunque per scongiurare la fine di un servizio rivolto, non solo a coloro i quali decidono di farsi accompagnare negli ultimi istanti della propria vita, ma anche ai loro familiari che alla struttura affidano le più fievoli speranze di mitigazione di sofferenze.

Necessita dunque lo sforzo sinergico di tutti i soggetti che possono individuare soluzioni. Tante volte abbiamo denunciato inefficienze e vuoti di merito nella gestione del comparto sanità, ma oggi, al di là della protesta e senza entrare nel merito di se e quanto dovranno chiarire le istituzioni sanitarie, e’ improrogabile la capacità di risoluzione. L’ Hospice non deve chiudere, in ordine a due ragioni: sostenere gli operatori che svolgono con professionalità ed amore una vera e propria missione, un lavoro ed un’ attività della quale la città di Reggio ha assolutamente bisogno e perché quello dell’ Hospice è un servizio di prossimità che si prende cura della fragilità e dei tormenti di coloro ne usufruiscono.
Esso “regala”, giorni, ore, minuti di dignità a uomini e donne che nell’umanità del loro dolore, decidono di ricevere l’ ultima carezza.
Domani saremo in piazza per difendere questa testimonianza d’amore.

Rc 14 luglio 2019

Porto di Gioia Tauro, Rosi Perrone (CISL): “Dolore e sgomento per la morte di Agostino Filandro”

Sconcertata per la morte di un giovane operaio del Porto di Gioia Tauro. Non si può morire a quarant’anni svolgendo il proprio lavoro. Un dolore che toglie il fiato e che arriva nei giorni in cui celebriamo, proprio a Reggio Calabria, la difesa e il rilancio del lavoro. Sicurezza e lavoro, un binomio sul quale abbiamo sempre indirizzato il nostro impegno sindacale. Ma adesso non è il tempo di reclamare ma è il tempo di indagare. Le cause del gravissimo incidente che si è verificato questa mattina nel piazzale della ‘Zen’ – azienda privata che produce scafi e che opera all’interno dello scalo – vanno subito accertate, anche se dalle prime ricostruzioni degli organi inquirenti, sembrerebbe che il povero Agostino Filandro, sarebbe stato colpito da un cavo spezzatosi improvvisamente.

Ai familiari, ai colleghi e a chi gli voleva bene, esprimo la mia vicinanza e dell’intera Cisl Metropolitana.

Gioia Tauro 21 giugno 2019

Ufficio Stampa UST CISL Reggio Calabria

PERRONE (Cisl): la manifestazione unitaria del 22 a Reggio, fondamentale per maturare una nuova consapevolezza di futuro

Una portata storica, quella dell’evento del 22 giugno. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, in maniera unitaria hanno scelto Reggio, e la Calabria, per ribadire la centralità del Sud all’interno del sistema Paese. Non è retorica decifrare il Sud come motore trainante senza il quale, il resto del Paese faticherebbe. Un Paese che procedendo a due velocità diverse, rischia di creare una polarizzazione economica e dunque sociale, degna della più traumatica versione della Questione Meridionale.

L’impegno e la presenza delle tre strutture sindacali, in riva allo Stretto sabato, testimonierà una rilevanza che mai era stata denunciata o quantomeno traslata all’attenzione del Governo centrale. Il sud in questo contesto storico frammentato, ha bisogno di lavoro, di investimenti, di infrastrutture; in altre parole ha bisogno di un futuro accessibile alle aspettative di vita dei suoi cittadini.

Non può e non deve scomparire dall’agenda di Governo; la prerogativa politica di far ripartire il Mezzogiorno deve rappresentare la stella polare di un’azione istituzionale che aggreghi il Paese, piuttosto che dividerlo e lacerarlo con il regionalismo differenziato. Viviamo un periodo di recessione profonda che genera scompensi economici asimmetrici: assai più grave la ripercussione al Sud. Solo una forte politica economica che aiuti a superare le trappole che ostacolano la ripresa, può rappresentare l’ultima spiaggia per una città Metropolitana, come Reggio Calabria, che arranca. Occorre sbloccare i cantieri, investire in edilizia scolastica ed infrastrutture, rilanciando la Zona economica speciale e il Porto di Gioia Tauro, sbloccare le assunzioni e contestualmente praticare una totale bonifica del comparto sanitario, finanziare l’ultimazione del megalotto della statale 106 e garantire una presenza costante nell’azione di contrato alla ndrangheta.

Pochi ma importanti appunti per il governo che saranno amplificati grazie alla manifestazione di sabato prossimo, alla quale hanno dichiarato la loro convinta adesione centinaia di comuni e di amministratori locali, di associazioni e di pezzi importanti della società civile. Un’iniziativa dunque che va ben oltre la protesta, e che avrà la mission di richiedere, a gran voce, una nuova politica di crescita e di sviluppo per il Mezzogiorno e per la Calabria, anche e soprattutto per arrestare un’affliggente e sempre più crescente migrazione giovanile.

La gente del Sud ha il diritto di maturare e realizzare i propri sogni nella propria terra.

A Gioia Tauro, esecutivi unitari CGIL, CSIL e UIL: “In un contesto storico e sociale frammentato, lavorare in sinergia, condizione indispensabile” 

Nella sede Cgil di Gioia Tauro, la triplice, si è riunita con esecutivi unitari per dare impulso al percorso comune avviato mesi fa. Celeste Logiacco (Segretario generale Cgil Gioia Tauro) ha fatto gli onori di casa, introducendo i lavori e sottolineando che l’appuntamento odierno è frutto di un lavoro di confronto iniziato da diverso tempo e che è stato possibile grazie alla completa disponibilità di Gregorio Pititto (Segretario generale Cgil RC-Locri), che ha coordinato i lavori della giornata valorizzando l’ importanza dell’unitarietà e la piena volontà di lavorare assieme partendo da ciò che unisce le tre sigle confederali metropolitane e mettendo al centro del sentire comune le infrastrutture indispensabili in un territorio poco e male interconnesso che rischia di vedere isolate e conseguentemente abbandonate le preziose aree interne, Rosy Perrone (Segretario generale Cisl Metropolitana) e Nuccio Azzarà (Segretario generale Uil Rc). Logiacco nell’affrontare temi quali sanità, lavoro, infrastrutture, trasporti e viabilità, territorio e aree interne, dissesto idrogeologico, sviluppo e investimenti, porto di Gioia Tauro e Zes ha evidenziato la necessità e il valore inestimabile di agire congiuntamente rispettando le differenze che contraddistinguono le tre organizzazioni, ma con lo spirito costruttivo di affrontare e possibilmente risolvere le criticità che affossano il territorio dell’area metropolitana.
Dagli esecutivi unitari è emersa la necessità di individuare delle priorità che guardino alla legalità e soprattutto allo sviluppo di una porzione fondamentale della Calabria, sempre più periferia del Paese. Temi aggrediti e approfonditi da Nuccio Azzarà, il quale, indicando delle macrotematiche su cui porsi degli obiettivi a medio termine – come sanità, infrastrutture, trasporti e agricoltura – ha voluto energicamente porre al centro del dibattito la portata epica dei problemi che riguardano Reggio Calabria e la sua provincia. Ha ribadito – “in un contesto politico e storico, frammentato e delicato come quello che stiamo attraversando, da soli non si va de nessuna parte. Le nostre differenze le dobbiamo concepire come ricchezze e dobbiamo gestirle in modo confederale”. Continuando il suo intervento sull’importanza del lavorare in sinergia e nell’unitarietà, Azzarà ha definito il ruolo del sindacato come strategico ed indispensabile, ma solo se nutrito da sentimenti di servizio e di rappresentanza – “il nostro ruolo è quello della rappresentanza, del confronto e della proposta. Ed oggi, dopo tanti anni lo possiamo svolgere con la comunione di intenti. Ma occorre scappare dall’autoreferenzialità e mettersi in gioco con credibilità e coraggio.”
Molti sono stati gli interventi dei componenti delle varie federazioni che hanno animato il dibattito, dal dissesto idrogeologico, alla questione Zes, alla mancata assegnazione delle deleghe da parte della Regione Calabria alla Metrocity, alla centralissima e scottante questione sanità, al tema dell’ambiente, delle acque , dei rifiuti .Ma il filo conduttore è stato sempre lo stesso: l’azione sindacale richiede sacrificio ed impegno, e oggi più che mai la componente che risulterà essere vincente, sarà quella di restare in rete in tutti i settori e in tutte le vertenze. Tra i punti trattati c’è stato anche quello dell’organizzazione dell’evento nazionale del 22 giugno che vedrà Cgil, Cisl e Uil nazionale insieme a Reggio Calabria per avvalorare l’importanza della città nelle politiche del Mezzogiorno.
“Un appuntamento – come ha svelato Rosy Perrone, nelle sue conclusioni – che viviamo con grande senso di appartenenza, perché siamo convinti, che potrà offrire ai cittadini, la possibilità di sentirsi parte integrante di una proposta che parte dalla nostra città per arrivare ai tavoli nazionali, quelli che contano, quelli che fanno la differenza”. Dunque una testimonianza di centralità del territorio metropolitano, al quale, la manifestazione unitaria del 22 giugno, conferirà visibilità e grande partecipazione. Un evento che la città negli ultimi trent’anni non aveva mai vissuto.
Programmare, organizzare, risolvere, questa deve essere la mission di questo percorso comune. Adoperarsi con informazione e merito, affinché i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil partecipino ai tavoli istituzionali chiedendo un confronto costante sui grandi temi che riguardano lo sviluppo del nostro territorio
La disamina di Perrone, sulla scorta degli interventi di Azzarà, Logiacco e Pititto, ha confermato l’assoluta esigenza di un percorso unitario, proprio per superare le anomalie di un territorio asfittico che, progressivamente, sta esaurendo ogni possibilità di riscatto. La sfida dell’azione che dovranno mettere in campo Cgil, Cisl e Uil dunque, dovrà avere stimoli costanti dunque prima e soprattutto dopo il 22 giugno, e dovrà misurarsi con le istanze sia dei lavoratori che dei cittadini affinché nell’ agire sindacale gli stessi possano percepire un saldo riferimento sociale , un baluardo democratico di rappresentanza e di partecipazione attiva.

“Lavoro, diritti/ doveri e uno stato sociale vicino ai bisogni dei cittadini”

Celebriamo questo primo maggio in un momento molto complesso, carico di tensioni nazionali e di questioni sociali territoriali che ci obbligano a delle riflessioni profonde. E lo facciamo in procinto di una scadenza elettorale importante come quella del rinnovo del Parlamento europeo. Un percorso importante  per la costituzione dell’Europa politica, che in realtà è un sogno ancora da compiere, considerando che il continente europeo è in profonda crisi economica e istituzionale che pure  necessita superare al più presto consolidando un’Europa dei popoli, del lavoro, della solidarietà.
In un tempo in cui tornano i muri, torna la violenza, l’intolleranza; e il vento di nuovi  autoritarismi pare soffi forte, solo un alto senso delle istituzioni può dare le risposte giuste alle insicurezze e alla solitudine delle nostre comunità. In questo contesto nazionale il tema del lavoro è stato invece relegato all’ultimo posto delle priorità politiche, svilito.
La Costituzione Italiana  pone il lavoro a fondamento della Repubblica, perché considera la persona – la sua libertà, la sua partecipazione creativa, il suo sviluppo integrale – come il perno della società, come il centro dell’ordinamento, come la misura delle sue regole.
Il lavoro è quel valore su cui è stato ricostruito il Paese, un pilastro portante della storia democratica, del nostro vivere comune, ma fortemente messo in discussione da decenni di politiche miopi e lontane dalle vere urgenze della nostra gente.
Non è superfluo ricordare che il lavoro è dignità; è emancipazione, è sinonimo di serenità. Va difeso e valorizzato nella sua massima accezione di nobiltà. Donne e uomini che hanno fatto la storia d’Italia hanno sacrificato le loro vite e tutte le loro passioni per lasciarci un messaggio indelebile: la tutela del lavoro e dei lavoratori è un ‘occasione di civiltà. E come tale necessita  considerarla soprattutto al giorno d’oggi, in cui invece assistiamo , immersi  nel grande progresso tecnologico ed innovativo, ad un'” idea” del lavoro molto” parlata” e poco realizzata.
L’impegno al quale siamo chiamati non è solo di rappresentanza, ma di responsabilità e salvaguardia di presupposti democratici sacri come la partecipazione, il rispetto per l‘ altro, la tolleranza, la difesa dei più deboli. E in questa sfida non dobbiamo sottrarci al confronto permanente con le istituzioni e con lo Stato, affinché nessuno resti indietro. Oggi più che mai abbiamo bisogno di uno stato sociale forte e credibile.
D’altro canto, dobbiamo continuare, attraverso il nostro mandato di delega, a porre inequivocabilmente il lavoro al centro della discussione politica, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale e locale. Il nostro sforzo e la nostra attività ci verranno riconosciute se saremo in grado, con energie positive, di dimostrare che le cose possono cambiare, se c’è una visione del futuro e una forte comunione d’intenti, per arrestare la deriva verso la precarietà e l’instabilità. Troppo spesso sentiamo parlare di lavoro come se fosse una variabile indipendente, ma non può e non deve essere così. Il lavoro è un fatto concreto e tangibile, è la sintesi dei sacrifici di donne e uomini in carne e ossa che faticano, e combattono con le più svariate contraddizioni che il contesto lavorativo stesso genera.
Ma il lavoro – ve lo dice una donna del sud più estremo del Paese – è anche il sogno di tanti giovani costretti a lasciare la propria terra, per cercare una possibile realizzazione lontana dagli affetti più cari. Troppo spesso assistiamo ad un’emigrazione professionale come scelta obbligata.
È inaccettabile e a tratti deprimente vedere migliaia di giovani italiani lasciare la nostra terra ed il Paese. Anzi, dirò di più: esistono giovani che “mortificano” le loro professionalità accettando lavori in qualsiasi  settore, scelta dignitosa e onesta ma quante potenzialità vengono sottoutilizzate nella nostra terra?   dobbiamo essere in grado di concretizzare un piano straordinario per l’occupazione giovanile, con politiche attive mirate  che non creino bacini di eterni stagisti, tirocinanti o apprendisti. Un piano straordinario per l’occupazione preceduto da una forte programmazione in settori chiave per attrarre  investimenti, per tal ragione vogliamo interloquire con un Governo ai vari livelli che sappia valorizzare aziende e imprese che puntano alla qualità, del lavoro, del prodotto e dei servizi e sdegniamo apertamente la logica della riduzione dei costi e dei diritti (naturalmente coniugati con i doveri).
E in questo percorso di impegno collettivo e di lavoro sinergico, sono orgogliosamente convinta che la scelta della Manifestazione Nazionale Unitaria Cgil, Cisl;Uil, del 22 giugno prossimo che si terrà a Reggio Calabria, possa e debba rappresentare un segnale importante per l’intero Paese oltre che per il Mezzogiorno. La mia città accoglierà l’evento prendendosi il carico dell’alto valore simbolico e ,auspichiamo reale, che esso racchiude. In una terra lacerata ed ad oggi sfregiata, ma vissuta e amata da tanti cittadini onesti e laboriosi, Cgil, Cisl e Uil ci mettono la faccia.
Potranno – all’unisono – dire al Governo che il tanto decantato cambiamento, a queste latitudini e non solo,  non si vede, non si percepisce. E a farne le spese sono le fasce deboli, sempre più numerose visto che oggi la forbice ricchi/ricchissimi, poveri/ poverissimi diventa sempre più larga.  Oggi celebriamo il lavoro e la risposta del reddito di cittadinanza crediamo abbia, ad oggi, solamente creato dei relativi sollievi, originando una platea di fruitori molto ristretta rispetto alle aspettative, rispetto alla domanda di bisogno che una considerevole porzione di Paese stava avanzando. Per un completo affrancamento dal disordine e dal disorientamento occorre lavoro, non solo assistenza che pure ci deve essere nei casi in cui necessita, ma non assistenzialismo, che tiene sotto giogo e mortifica le intelligenze!
Il lavoro consente di vivere con onorabilità, decoro e dignità; permette di contribuire al benessere di tutti, concede la possibilità di passare il testimone della vita alle generazioni future. Come ogni sacrosanto diritto, accoglie anche doveri. Questa è la congiunzione che rende i cittadini partecipi del bene comune. Il lavoro richiama costantemente la questione della sicurezza sociale, e del welfare, che va continuamente adeguato ai nuovi bisogni delle comunità territoriali per poter assicurare l’universalità dei diritti dei cittadini. Buon Primo Maggio.

Rosi Perrone: “Positivo il CdM in città, ma da domani non si spengano i riflettori su Reggio Calabria”

“Due importanti provvedimenti quest’oggi del Consiglio dei Ministri, tenutosi a Reggio Calabria, che lasciano ben sperare per il futuro della nostra terra. Il decreto sanità e il decreto ‘sblocca-cantieri’ rappresentano un punto fondamentale di alcuni degli impegni presi da questo Governo, dando atto che la seduta di oggi non ha avuto caratteri esclusivamente simbolici, ma anche concreti. Misure che aiuteranno perlomeno a trovare alcune soluzioni per la Calabria e per la Città Metropolitana di Reggio Calabria.
La Sanità in riva allo Stretto aveva bisogno di una svolta e la decisione del Ministro Grillo di commissariarla, di fatto, è una decisione forte e coraggiosa, ma speriamo che riesca a portare fuori dalle secche un comparto affossato da disservizi, da indici Lea bassissimi, da un’ardente migrazione sanitaria, da un deficit di oltre 160 mln e soprattutto da un’atavica mancanza di credibilità. Centralizzare, anche se per un tempo determinato, gli acquisti attraverso la piattaforma Consip e protocolli d’intesa con ANAC, è un passaggio strategico che mai nessuno aveva fatto, e al contempo, rafforzare il potere dei commissari ministeriali rappresenta una chiara volontà di avere un controllo diretto sulla gestione manageriale. E se questa scelta porterà i frutti sperati, sarò la prima, come Segretario Generale Cisl Metropolitana a rendere il giusto riconoscimento all’azione di Governo. Ma su questo percorso di riordino e rilancio della sanità reggina saremo vigili e attenti e non abbasseremo la guardia.
Per quanto concerne lo ‘sblocca-cantieri’, l’auspicio è che il provvedimento sia quanto prima operativo e accompagnato da una sburocratizzazione dei procedimenti amministrativi. Il nostro territorio ha bisogno di opere e di lavoro. Anche l’indotto ne trarrebbe vantaggi.
Ma oltre a questo, di tanti altri interventi avrebbe bisogno la Città Metropolitana. Uno su tutti la stabilizzazione di 3500 lavoratori precari, lsu-lpu, ai quali il Ministro Di Maio ha dato la parola di ascoltarli e riceverli. Resto fiduciosa, ma qualora saranno disattese le istanze dei nostri lavoratori, non esiteremo come organizzazione sindacale ad incalzare il Governo. Punto su punto. Ad oggi, prendiamo ciò che di buono che il Governo Conte ha licenziato nella seduta del Consiglio, con la speranza che da domani non si spengano i riflettori sulle tante criticità che investono la Città Metropolitana di Reggio Calabria”.